Antonietta Giacomelli

a cura di Gianni Antonio Palumbo

Antonietta Giacomelli (1857-1949) è stata una scrittrice trevigiana vissuta a cavallo tra l’età risorgimentale e la prima metà del Novecento.

«Compiango quelli che questo culto del passato non sentono, e s’inoltrano nella vita, e ne assumono i doveri, senza mai rivolgersi indietro. Rivolgersi ogni tanto a guardare indietro non è regresso, no: è come un nuovo attinger di fede e d’amore che v’aiuti a incontrar l’avvenire fidenti e progredienti; è un memento che, se desta rimpianti mesti, accende baldi desiderii, e guida, e sprona, e dice: avanti!»

A. Giacomelli, Lungo la via

Vita e formazione
Nata a Treviso da famiglia influente, era figlia del patriota risorgimentale e imprenditore Angelo Giacomelli e di Maria Rosmini, cugina di Antonio Rosmini. Non ebbe modo di conoscere il filosofo, perché, come scrisse nelle Ultime pagine (Giacomelli, 1938), egli era morto due anni prima della sua nascita; colui che, nella medesima opera, auspicava potesse un giorno essere invocato sugli altari come un santo rappresentò, tuttavia, per lei un importante riferimento culturale. Il padre Angelo era stato attivo nel Risorgimento; membro del comitato mazziniano presieduto dal sacerdote Tazzoli, era stato arrestato e recluso prima nel carcere veneziano di S. Severo e poi in quello di Mantova, dove aveva condiviso la cella con Carlo Montanari e Tito Speri. L’esperienza fu da lui rievocata nelle Reminiscenze della mia vita politica negli anni 1848-1853 (Barbèra, 1893), e sarà trasfigurata letterariamente da Antonietta nella vicenda di Lorenzo Da Ponte, con finale tragico, in Lungo la via (1889).  
La famiglia era proprietaria della Villa Barbaro Basadonna Manin Giacomelli, ma, dopo il rovescio finanziario del 1875, dové vendere una serie di proprietà; «tutto, un po’ alla volta, dopo le fabbriche, fu dovuto sacrificare. Prima, successivamente, le tre tenute delle [Ed.: della] basse, poi il palazzo di città col giardino, poi – lo strappo più doloroso – Maser» (Giacomelli, 1938). Anche quest’esperienza autobiografica fu trascritta nella tetralogia narrativa; nel romanzo Lungo la via, si assiste al lungo addio della protagonista Annetta al palazzo per anni dimora familiare. La famiglia seguì il padre negli spostamenti legati all’attività di deputato (1875-1881) e prefetto. Antonietta respirò il clima patriottico e progressista di casa; colta, conosceva francese, inglese e tedesco, come attestato nelle sue opere. Soprattutto nel romanzo Sulla breccia (1894), tuttavia, criticò le motivazioni che generalmente inducevano famiglie aristocratiche e alto-borghesi a caldeggiare lo studio delle lingue tra le fanciulle per sfoggio di cultura nell’asfittico clima dei salotti. 

Centrale nella sua vita fu il soggiorno romano, tra il 1892 e il 1898. Qui, con Giulio Salvadori e Dora Melegari, fu animatrice dell’Unione per il Bene, esperienza di scambio e associazione interconfessionale che interpretava e metteva in pratica un’idea di cristianesimo come azione diretta all’affermazione della Verità e del Bene. La casa di via Arenula divenne un importante punto di riferimento. Organo dell’Unione fu il periodico L’Ora presente, di cui Giacomelli fu redattrice, condividendo la caratteristica che gli articoli pubblicati fossero anonimi, perché, come scrisse ad Antonio Fogazzaro il 7 novembre 1894, si desiderava evitare qualunque forma di «impronta personale» e «ogni incentivo a vanità, sia letteraria sia filantropica» (Giacomelli, 2008). Nel 1898, la famiglia si trasferisce a Venezia; in quel torno d’anni, Giacomelli pubblica il romanzo A raccolta (1899), in cui trasfigura la stagione dell’Unione per il Bene, e dà vita al periodico In cammino. La sua attività pubblicistica e narrativa comincia a suscitare le critiche del cattolicesimo intransigente. Ricordiamo il caso di padre Rinieri che la annovera sarcasticamente in Pro patria tra Le amazzoni del cattolicesimo puro (1900).  
Al 1902 risale il rientro nella città natale, Treviso, dove Giacomelli restò sino al 1909. Furono gli anni del progetto dell’Adveniat regnum tuum, pubblicato in forma anonima in tre volumi (Letture e preghiere cristiane, 1904; Rituale del cristiano, 1905; L’anno cristiano, 1907). Il progetto prevedeva un quarto volume che però non fu mai pubblicato, perché, secondo la vulgata, smarrito da don Brizio Casciola durante il primo conflitto mondiale. L’opera si riproponeva le migliori intenzioni, ma suscitò le attenzioni della censura ecclesiastica. Nel 1909 le fu sospesa la somministrazione dei sacramenti per ordine di Mons. Andrea Giacinto Longhin, cui Pio X in persona aveva scritto in data 11 ottobre 1909. Giacomelli abbandonò Treviso per rifugiarsi nella città materna, Rovereto, ma le amarezze non erano cessate. Il 20 gennaio 1912 la Congregazione per l’Indice dei libri proibiti pose all’indice i tre volumi dell’Adveniat, giudicati gravemente infetti dalla piaga del modernismo. Nel 1913, Giacomelli non mutò indirizzo, pubblicando, senza indicazione dell’autore ma con sua introduzione, il volume Per la riscossa cristiana.  

Con lo scoppio della prima guerra mondiale, dona il proprio contributo alla causa del conflitto, che ritenne giusto nella misura in cui, come altri cultori del Risorgimento, vide in essa l’occasione per il completamento dell’unificazione nazionale; fervida fu, per l’occasione, la sua attività pubblicistica, con, tra gli altri, opuscoli come Salute e gloria al soldato d’Italia, Ai giovani d’Italia, Al popolo d’Italia (1915). Non è casuale che in Vigilie (1914-1918) si legga un accorato elogio di martiri dell’irredentismo quali Cesare Battisti. L’esperienza infermieristica fu da lei trascritta nel volume Dal diario di una Samaritana (1917); la scrittrice decise poi di far confluire parte del materiale autobiografico del Diario nel quarto capitolo della tetralogia dei Da Ponte, il già citato Vigilie (1914-1918), pubblicato nel 1919. A vivere l’esperienza della cura dei soldati sarà Nicoletta, protagonista del ciclo narrativo a partire dalla seconda uscita Sulla breccia. Nel frattempo, nel 1916, Giacomelli aveva fatto atto di sottomissione alla Chiesa Cattolica, per porre fine ai contrasti acuitisi con l’uscita dell’Adveniat, che – con modifiche ed espunzioni – sarebbe stato ripubblicato nel 1942, accorpato in un unico volume dal titolo In regno Christi.  Nel 1920, Giacomelli fu tra i fondatori a Rovereto della sezione femminile scouts, l’Unione nazionale giovani esploratrici italiane. Nelle Ultime pagine raccontava come la principessa Annamaria Borghese, Presidente Generale, l’avesse nominata Vice-Presidente delegata. Borghese la incaricò anche della redazione di un Manuale per le Organizzatrici, Dirigenti e Istruttrici delle Giovani Esploratrici. Giacomelli fu poi Commissaria generale dell’organizzazione, che nel 1923 mutò il nome da UNGEI a UNGVI (Unione nazionale giovinette volontarie italiane). Inizialmente non comprese il pericolo rappresentato dal fascismo; accettò, sebbene con sofferenza, lo scioglimento dell’Unione nazionale giovinette volontarie italiane da parte del regime, ma salutò con gioia la stipula dei Patti Lateranensi, che sembrò sanare il vulnus tra Chiesa e Stato italiano. Solo in seguito alla catastrofe della Seconda guerra mondiale e al mortifero abbraccio col governo tedesco, nelle Pagine di vigilia (1945) espresse un giudizio negativo sul portato della politica mussoliniana. Si spense nel 1949 a Rovereto, all’età di novantadue anni. 

Attività letteraria
L’attività letteraria di Antonietta Giacomelli fu consistente e si dispiegò nei vari ambiti del giornalismo, della saggistica e della pratica conferenziera, nonché della pamphlettistica, memorialistica e scrittura narrativa. Rilevanti anche le sue corrispondenze epistolari. 
La sua opera più importante è senz’altro la tetralogia inaugurata con Lungo la via (1889) e conclusasi con Vigilie (1914-1918). In particolar modo il primo romanzo fu oggetto di un lavorio filologico da parte dell’autrice, di cui uno snodo importante è rappresentato dall’edizione del 1900, pubblicata per i tipi di Cogliati. Rilevante è anche il progetto, che le valse la sospensione dai sacramenti, dell’Adveniat Regnum Tuum, che rispose al fine di avvicinare l’assemblea ai rituali tipici del culto cattolico, allo scopo di rendere meno lontano e ieratico il cerimoniale, con l’innesto di traduzioni di passi in latino della liturgia, ma anche, per esempio, la presenza di un dettagliato prontuario per l’esame di coscienza, utile per gli studiosi anche da un punto di vista sociologico.  
Significativo il pamphlet Il gran nemico (1908), in cui Giacomelli conduceva la propria crociata contro l’alcoolismo, denunciato quale piaga sociale foriera di violenze in ambito familiare e non solo, causa di tare nei figli di individui soggetti a tale dipendenza. 

Luoghi di produzione e relazioni intellettuali
La famiglia Giacomelli aveva intessuto relazioni influenti. Le Ultime pagine di Antonietta Giacomelli sono dense di riferimenti a figure che aveva conosciuto nel contesto di Villa Maser o che avevano frequentato la dimora familiare. Tra queste ricordava anche Carducci, con riserve per alcuni suoi scritti da cui pareva trasparire il ‘misconoscimento’ del divino. Particolarmente significativa fu la collaborazione con Giulio Salvadori, conosciuto nel 1894 e da lei fortemente stimato. Attorno all’Unione per il Bene e al periodico «L’ora presente», oltre alle figure già citate, gravitarono personaggi importanti nel panorama culturale italiano del secondo Ottocento. Tra loro ricorderemo in particolar modo Padre Giovanni Semeria, Paul Sabatier, con cui Giacomelli intrattenne un’importante corrispondenza epistolare, Antonio Fogazzaro (anche lui suo corrispondente), Scipio Sighele, Giulio Vitali, e altri. All’opera di assistenza dei poveri del quartiere di S. Lorenzo prese parte anche don Brizio Casciola, che sempre nelle sue memorie del 1938 Giacomelli definiva «volontario della povertà e sempre più ricco di sapere», ricordando anche il suo impegno nella colonia agricola finanziata da Alice Hallgarten, poi divenuta la Baronessa Franchetti. Importanti anche i contatti con il vescovo Geremia Bonomelli. 

Antonietta fu esponente del femminismo di matrice cristiana e si rapportò a figure come Adelaide Coari, Sofia Bisi Albini, Luisa Anzoletti e la milanese Ersilia Majno di cui nelle Ultime pagine tessé un appassionato necrologio, evidenziando come il suo attivismo non fosse ispirato a «fredde e spavalde aspirazioni femministe», ma alle ragioni di una «illuminata coscienza» e alla nobiltà di un cuore di donna e madre (Giacomelli, 1938). Importante, seppure di breve durata, fu la vicinanza a Romolo Murri; quando egli patì la scomunica a vitando, Giacomelli scrisse a Padre Giovanni Genocchi, il 23 marzo 1909, arrivando a proporre una scissione dalla Chiesa romana, con la costituzione di una Chiesa cattolica apostolica evangelica, progetto abortito sul nascere. Fu per questi contatti con Murri che Alessandro Cavallanti la definì con disprezzo «signorina murrista». In realtà Giacomelli nel 1910 prenderà poi le distanze da Murri e i due si riconcilieranno solo negli anni Quaranta, poco prima della morte dell’uomo. 

Poetica e pensiero
Cardini del pensiero di Giacomelli sono Dio, patria e famiglia, conformemente ai mazziniani Doveri dell’uomo (1860). Giuseppe Mazzini è, tra l’altro, direttamente menzionato in Vigilie, in cui la montante insurrezione dei popoli oppressi dall’Austria faceva ritornare «con palpiti di speranza e d’attesa, al pensiero, alla parola di Mazzini» (Giacomelli, 1919). Altro punto focale del percorso di Giacomelli sono l’azione per la carità e la dedizione alla pratica educativa, con attenzione in particolar modo alle problematiche di genere. 

Nella relazione La donna nella famiglia al Primo Congresso d’Attività pratica femminile, poi pubblicata dalla Soc. Tip. Editrice, Città di Castello 1908, Giacomelli sottolineava il ruolo fondamentale della famiglia nel progresso sociale e sottolineava in essa la centralità dell’influenza della donna. Un’influenza che peraltro non si esauriva nella famiglia paterna o in quella maritale (Giacomelli difendeva, tra l’altro, le prerogative delle donne che non intraprendevano il percorso di vita coniugale), perché ciascuna di esse costituiva una cellula del nucleo sociale e diveniva anello della catena della «famiglia umana». In particolar modo, l’autrice deplorava la tendenza a far giungere le fanciulle impreparate alla vita matrimoniale, nell’auspicio invece che all’istruzione (spesso limitata a promuovere conoscenze e abilità che consentissero un superficiale successo in società) si potesse affiancare un processo di «educazione». Quest’ultimo doveva riguardare anche i ragazzi e includere anche – affrontati in maniera pudica e rispettosa dei valori morali – elementi di educazione sessuale, perché senza quest’ultima «i giovani si trovano senza bussola fra tutte le occasioni e tutti gli eccitanti del piacere, e le fanciulle entrano nel matrimonio ad occhi quasi bendati» (Giacomelli, 1908). Nella conferenza l’autrice affrontava anche altri argomenti quali la sacralità del matrimonio, la necessità di una maternità consapevole, la pietas nei confronti di donne che approdavano, costrette dagli eventi, all’esercizio della prostituzione, la denuncia di piaghe sociali quali l’alcolismo ma anche il «farisaismo» imperante nelle questioni religiose. 

Questi elementi riaffiorano nella tetralogia, fulcro della scrittura di Giacomelli. L’attenzione al processo educativo permea l’intera opera, prima nell’institutio mulieris condotta dall’anziana Annetta, protagonista di Lungo la via, a vantaggio della nipote Nicoletta e poi, nei romanzi successivi (in particolare Sulla breccia e A raccolta), nell’attività di istitutrice che quest’ultima eserciterà per mantenersi, in seguito alla declassazione economica familiare già in atto nel primo capitolo della vicenda. Emergono tutti i nodi dell’opera di Giacomelli. V’è innanzitutto il culto delle idealità risorgimentali, che affiora nelle memorie dei martiri di Belfiore ma rivela anche la delusione post-risorgimentale, per una società che pareva aver smarrito i valori alla base della riscossa dell’Italia. La Patria come simbolo altissimo è sempre al centro delle riflessioni di Giacomelli sino all’ultimo romanzo Vigilie (1914-1918), in cui trova trascrizione l’epopea delle donne partecipi al conflitto, che si percepiscono quali “soldati” nel rispetto dell’austerità imposta dalle condizioni di guerra ma anche nel rischiare la vita nelle strutture adibite a ospedali. Non a caso, in una delle sequenze del romanzo, mentre fuori infuria la lotta aerea, suor Serena e Nicoletta assistono un ferito non trasportabile e l’uomo le esorta a mettersi al sicuro. Emblematica è la risposta della religiosa che rivendica la loro diversa natura di soldati.  

L’attenzione all’educazione della donna si rivela – come si diceva – nell’attività di Nicoletta, che prenderà a cuore non solo il processo di istruzione ma anche quello, in generale, di formazione spirituale e personale della giovane Valentina Falletti. In questo contesto potrà giovare anche alla sorella, Elisa, e al fratello, il dandy Alberto, che vivrà un’esperienza di riscatto tale da indurlo a comportamenti eroici e a una morte circonfusa di un’aura di nobiltà in A raccolta. Elisa fornisce l’occasione per affrontare il tema dell’inadeguatezza dell’educazione al matrimonio delle giovinette. La madre, una donna frivola e attenta più alle apparenze che alla sostanza, ha inculcato nella ragazza l’idea di dover perseguire il traguardo delle nozze a tutti i costi. L’eventuale mancato approdo a queste ultime rappresenterebbe – nella prospettiva materna, instillata in Claudia un inaccettabile fallimento. Ecco che Nicoletta cercherà d’indurre la giovane a mutare le proprie prospettive al riguardo. Parte integrante del processo educativo innescato da Da Ponte tra i Falletti e le altre famiglie cui si dedicherà è la costante azione caritativa, promossa attraverso la visita dei poveri soprattutto nel quartiere San Lorenzo, per l’apertura a una realtà differente da quella asfittica dei salotti, un contesto, dominato dalla lotta per la sopravvivenza, in cui ogni cosa finisce con l’essere inquadrata secondo una luce differente. Nella tetralogia trova spazio anche l’esperienza interconfessionale e di azione per la verità dell’Unione per il Bene, nodale nella trama di A raccolta, in cui le famiglie beneficate da Nicoletta si moltiplicano e la trama si fa ancora più interessante, con la critica della “donna uomineggiante”, l’innesto dell’educazione proletaria attraverso la figura del popolano Nino che finirà in carcere per aver rubato della frutta, l’importanza del lavoro manuale e l’attenzione a una religiosità che, depurata dalle convenzioni e resa più partecipe del reale significato dei simboli rituali, vuole ricondursi al fervore delle prime comunità cristiane. L’opera è ricca anche di descrizioni di momenti liturgici, di stralci epistolari, di sequenze descrittive, di excerpta dalle letture di Annetta nel primo romanzo e di Nicoletta nei successivi; tutti fattori che ne connotano la struttura digressiva, in un interesse più dell’urgenza del messaggio veicolato che non della reale efficacia narrativa dei capitoli della tetralogia.

Critica e ricezione
Lungo la via conobbe nove uscite a stampa, tra il 1889 e il 1923, sette Sulla breccia, tre A raccolta, minor fortuna ebbe Vigilie (1914-1918). Le reazioni all’opera furono di varia natura. Degli strali di padre Rinieri si è detto; il recensore anonimo de «Il Nuovo Rosmini», pur lodando l’intento dell’opera Lungo la via e raccomandandola fortemente alle signore e signorine per i validi ammaestramenti sulla missione della donna, auspicava una nuova edizione che favorisse meglio le connessioni tra i vari episodi e le lettere di Annetta. In effetti, se la macchina narrativa poteva apparire (ed era) debole, gli alti intenti pedagogici alla base della tetralogia o dei suoi singoli romanzi furono spesso chiamati in causa. Si consideri la recensione nella Rassegna bibliografica di «La Rassegna Nazionale», ma anche il giudizio di Croce che, pur non esente da preconcetti relativi alla scrittura femminile quale sfogo, e pur ravvisando i difetti strutturali della produzione di Giacomelli, non mancava di sottolinearne la capacità di descrivere talora con evidenza, lo spirito di custode delle memorie risorgimentali e il fervido amor patrio, oltre che il «conforto di bontà e di sentimenti elevati» che la sua opera, «cristiana» più che «cattolica», poteva infondere soprattutto nelle nuove generazioni. Non mancarono le voci trancianti, che si levarono dal milieu del cattolicesimo intransigente: un esempio è la recensione a Lungo la via pubblicata su «La Civiltà Cattolica», che accusava Giacomelli di aver male inteso le questioni della fede e ravvisava addirittura il sapore quasi «protestantico» dello spirito del volume. Tranciante fu Prezzolini, che definì i romanzi di Giacomelli «illeggibili e voluminosi» (Prezzolini, 1908). Nel suo carteggio con Sofia Bisi Albini, che aveva recensito positivamente Lungo la via, Deledda sottolineava ironicamente, nel 1897, l’inverosimiglianza delle imprese delle Da Ponte, che lei stessa aveva tentato di porre in atto: a fronte del tentativo di pacificare una famiglia in cui era piombata la discordia, era stata invitata a starsene al proprio posto, ed era stata addirittura schernita quando aveva cercato di suscitare un po’ di fede in un giovane scettico. Commemorandola, Primo Mazzolari scrisse di lei che era «la donna più forte che io abbia mai conosciuto, la più distaccata e la più ferma, la più operosa e la più povera» (Mazzolari, 1950). 

Negli anni, Giacomelli è stata al centro di attenzioni da parte di storiche-i e pedagogiste-i, per il suo ruolo nel femminismo di matrice cristiana e per l’apporto dato all’educazione femminile (e non solo) e all’esperienza dello scoutismo italiano. Per l’approfondimento della sua biografia basilare senz’altro è il volume di Adriano Augusto Michieli, uscito nel 1954, a pochi anni dalla morte dell’autrice; si ricorderà, più recentemente, il lavoro di Pietro Urciuoli, che indaga i rapporti di Giacomelli con le gerarchie cattoliche e la sua tensione verso una religiosità pura e vicina ai primi tempi del cristianesimo. Minore è stata forse l’attenzione alla sua esperienza letteraria, rispetto alla quale dobbiamo segnalare le due edizioni moderne (la prima parziale) di Sulla breccia e di Vigilie (1914-1918), a cura di Saveria Chemotti, che ha anche tracciato nelle introduzioni e in altre occasioni critiche validi e utili profili dell’autrice. Recentemente, per la Collana Fogazzaro dell’Accademia Olimpica di Vicenza, con la curatela di Donatella Alesi e prefazione di Adriana Chemello, ha veduto la luce l’edizione delle lettere di Giacomelli ad Antonio Fogazzaro. 

Opere e edizioni
Si effettua una scelta tra i numerosi scritti di Antonietta Giacomelli, rinviando, per un elenco completo, ad Adriano Augusto Michieli, Una Paladina del Bene. Antonietta Giacomelli (1857-1949), a cura dell’Accademia degli Agiati Rovereto, Rovereto, Arti Grafiche R. Manfrini, 1954, pp. 123-130 

Sulla Grappa [con lo pseudonimo di Edelweiss], «Gazzetta di Treviso», agosto 1880. 
Lungo la via, Firenze, Barbèra, 1889. 
Visione, in A Beatrice Portinari il IX giugno MDCCCXC VI centenario della sua morte le donne italiane, con prefazione di Carlotta Ferrari, Firenze, Le Monnier, 1890, pp. 67-70. 
Sulla breccia, Firenze, Barbèra, 1894. 
A raccolta. In hoc signo, Milano, Tipografia editrice L.F. Cogliati, 1899. 
Pagine sparse, Venezia, Nuova tip. commerciale, 1902. 
La Messa: Istruzioni, testo liturgico e preghiere, Roma-Milano, Pia Società di S. Girolamo Edit., 1904 (Prato Tip. Giachetti, Figlio e C.). 
Adveniat Regnum Tuum: Letture e preghiere cristiane, Roma-Milano, Pia Società di S. Girolamo per la diffusione dei Ss. Vangeli edit., 1904; Rituale del cristiano, Roma-Milano, Pia Società di S. Girolamo per la diffusione dei Santi Vangeli, 1905; L’anno cristiano, Roma-Milano, Pia Società di S. Girolamo per la diffusione dei Santi Vangeli, 1907. 
Per la famiglia domestica e per la famiglia umana: relazione al Congresso internazionale di Milano per l’educazione familiare, Roma, Tipografia Roma, 1906. 
A mio padre: 19 aprile 1816-16 settembre 1907, Treviso, Turazza, 1908. 
Il gran nemico, Treviso, Prem. Stab. Tip. Ist. Turazza, 1908. 
La donna nella famiglia. Relazione al Primo Congresso di Attività pratica femminile. Milano. Maggio 1908, Città di Castello, Soc. Tip. Editrice, 1908. 
Per la riscossa cristiana, Milano, Libreria editrice milanese, 1913. 
La coscienza cristiana e la guerra: conferenza – ampliata per la stampa – tenuta nella Scuola libera popolare di Treviso, 10 marzo 1916, Cesena, Tip. G. Vignuzzi, 1916. 
Tempo di guerra: conferenza tenuta nella Scuola libera popolare di Treviso, aprile 1917, Milano, A. Solmi, 1917. 
Dal diario di una Samaritana: ai nostri soldati e alle loro infermiere, con prefazione di S.E. Vittorio Scialoia, Milano, Solmi, 1917. 
Vigilie: (1914-1918), Firenze, R. Bemporad & figlio, 1919. 
Manuale per le organizzatrici, dirigenti e istruttrici dell’U.N.G.V.I. (già Esploratrici), Rovereto, Tip. U. Grandi, 1923. 
Il libro nuovo, Sesto S. Giovanni, A. Barion, 1928. 
Ricordando Giulio Salvadori, Milano, Casa Edit. Amatrix Edit. Tip., 1929. 
Angelo Giacomelli, Maria Giacomelli Rosmini, Trento, Tridentum, 1929. 
Il nostro pellegrinaggio: Carso-Isonzo-Montello, Treviso, Tip. A. Vianello, 1930. 
Il nostro pellegrinaggio: Pasubio-Altipiano-Ortigara, Vicenza, Off. Tip. Vicentina, 1931. 
Il rifugio, Padova, L. Boscardin, 1932. 
Accanto ad un vecchio focolare, Vicenza, Soc. An. Tipografica, 1937. 
Ultime pagine, Milano, Bietti, 1938. 
In guerra e in pace. Racconta una vecchia amica. Vicenza, Società Anonima Tipografica, 1941. 
In alto i cuori, Firenze, Soc. An. Tip. Editrice, 1941. 
In Regno Christi, Vicenza, Società Anonima Tipografica, 1942. 
Pagine di vigilia (giugno 1944- giugno 1945), Bergamo, Poligrafiche Bolis Bergamo, 1945. 
Carteggio Giacomelli-Sabatier, a cura di Camillo Brezzi, «Fonti e documenti», 2, 1973, pp. 296-473. 
Lettere di Antonietta Giacomelli ad Antonio Fogazzaro, a cura di Donatella Alesi, premessa di Adriana Chemello, Vicenza, Accademia Olimpica, 2008. 
Sulla breccia, a cura di Saveria Chemotti, Padova, Il Poligrafo, 2011. 
Vigilie (1914-1918) (1919), a cura di Saveria Chemotti, Padova, Il Poligrafo, 2014. 

Si segnalano ancora gli articoli non firmati per «L’ora presente» e gli scritti per la rivista «In cammino», per «Sii preparata. Rivista mensile dell’Unione Naz. Giovanette Volontarie Italiane (già Esploratrici)» e per altri periodici.

Bibliografia
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Ead., Introduzione. La «gagliarda anima ribelle» di una «cattolica cristiana», in Antonietta Giacomelli, Sulla breccia, a cura di Saveria Chemotti, Padova, Il Poligrafo, 2011, pp. 13-53. 
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Autrice Giacomelli Antonietta
Secolo XX
Genere letterario Narrativa, Saggistica
Testi digitali Libro moderno