Caterina Franceschi Ferrucci
a cura di Sebastiano Valerio
Caterina Franceschi Ferrucci (1803-1887) è stata una scrittrice, educatrice e studiosa che è vissuta nel XIX secolo, attraversando il periodo risorgimentale fino all’Unità d’Italia.
«Gli uomini s’ebbero in particolar distintivo la forza dell’intelletto e la gagliardia delle membra: noi avemmo dalla natura a dote speciale la soavità degli affetti e la tenerezza del cuore».
C. Franceschi Ferrucci, Lettere morali ad uso delle fanciulle,
p. 162.
Vita e formazione
Caterina Sperandia Geltrude Franceschi nasce il 26 gennaio 1803 a Narni. Il padre, Antonio, era un medico di origini romagnole e aveva sposato in seconde nozze Maria de’ Conti Spada. Protagonista della Repubblica Romana, Antonio Franceschi aveva ricoperto per cinque mesi la carica di Ministro dell’Interno, dal gennaio al giugno del 1799. Dopo la caduta della Repubblica e la scomunica (a cui seguì un’abiura), tornò a Narni, dove appunto nacque la sua secondogenita, prima figlia del nuovo matrimonio. Caterina ebbe altri cinque fratelli e si trasferì nel 1808 ad Osimo, a seguito del padre. Fu qui che Caterina iniziò i suoi studi sotto la guida di un sacerdote, Francesco Fujna, uomo assai attento agli aspetti pedagogici. All’età di cinque anni Caterina era rimasta vittima di un grave incidente, mentre stava giocando: perse l’occhio destro e restò menomata anche al sinistro, cosa che la costrinse ad iniziare a leggere e scrivere piuttosto tardi. Ciononostante, tra il 1816 e il 1817 si diede alla poesia, componendo sonetti e poemetti in ottave. Nel 1823 si trasferì a Macerata seguendo la famiglia: qui, dove iniziò a frequentare gli ambienti intellettuali della cittadina marchigiana, conobbe Michele Ferrucci, avviato agli studi di filologia classica. Già nel 1824 aveva cercato di entrare nella polemica classico-romantica, con scritti che, per varie ragioni, restarono inediti, ma che testimoniano la fervente fede classicistica di Caterina. Si dedicò alle traduzioni, a cominciare da una del De amicitia di Cicerone che attirò l’interesse e l’apprezzamento di Giacomo Leopardi. L’incontro con Michele Ferrucci avvenne anche sul piano culturale e i due si sposarono a Macerata il 27 settembre 1827.
Da questo momento Caterina seguì il marito nei suoi numerosi spostamenti lavorativi. La coppia si trasferì in un primo momento a Bologna. Nel gennaio 1830 nacque il primo figlio Antonio, mentre nel luglio moriva la sorella Rosa e quindi il padre. Dopo la perdita prematura del secondogenito Francesco, nacque nel 1835 la figlia Rosa, che prese il nome della defunta sorella. I Ferrucci furono coinvolti nei moti del 1831, cosa che determinò il loro allontanamento da Bologna.
Nel 1836 Michele Ferrucci fu chiamato a ricoprire l’incarico di professore di Eloquenza latina presso l’Accademia di Ginevra, anche per la segnalazione di Carlo Boucheron e Cavour. La permanenza in Svizzera durò fino al 1844. La casa ginevrina dei Ferrucci diventò punto di riferimento per gli intellettuali italiani in Svizzera, ma ben presto si fece sentire forte la nostalgia per l’Italia. Sono comunque gli anni in cui gli interessi pedagogici di Caterina Franceschi crescono e si maturano, ma fu anche qui che Caterina iniziò a tenere delle lezioni di storia della letteratura italiana, che sarebbero state poi la base per i suoi più approfonditi studi.
I Ferrucci si trasferirono a Pisa nel 1844 quando Michele ottenne la cattedra di Archeologia e Storia presso l’Ateneo e così si concretizzò il tanto agognato ritorno in Italia, dove la recente uscita del Primato di Gioberti aveva aperto un grande dibattito nel mondo cattolico. L’elezione al soglio pontificio di Pio IX sembrò inizialmente dare sostanza all’utopia giobertiana e Caterina ne rimase fortemente influenzata, tanto da indirizzare alcuni versi pieni di speranza al nuovo papa. Lavorò in questo periodo al trattato Dell’educazione morale della donna italiana, che vide la luce nel 1847, presso il medesimo editore Pomba che nel 1849 pubblicherà anche Dell’educazione intellettuale. Forte fu la sua partecipazione emotiva alle vicende del 1848, in cui entrò in crisi la sua fede politica e la lealtà nei confronti del papa, mentre il marito e il figlio Antonio si unirono agli eserciti che combattevano nel Lombardo-Veneto. Nel 1850 le venne affidata la direzione dell’Istituto femminile delle Peschiere, fondato da Bianca Rebizzo, a Genova, che cercò di gestire a distanza, senza cioè una presenza in loco. Dopo poco tempo, però, i rapporti con le fondatrici dell’Istituto si incrinarono e Caterina si dimise. A partire da questo momento, più intenso si fece l’impegno pedagogico di Caterina, sempre finalizzato a determinare il ruolo sociale e culturale della donna nella nuova costituenda Italia. Pubblicò nel 1851 le Letture morali ad uso delle fanciulle e quindi nel 1854 Degli studii delle donne, opera in cui rispose anche alle critiche che tanto dagli ambienti democratici che da quelli del conservatorismo cattolico le erano state indirizzate. Sulla scorta delle lezioni ginevrine inizia a lavorare a I primi quattro secoli della letteratura italiana, una storia letteraria che segna, almeno nelle intenzioni, un significativo allargamento dell’orizzonte pedagogico di Franceschi Ferrucci, perché non è più rivolta alle sole donne. L’opera inizierà ad uscire con un primo volume nel 1856, mentre il secondo sarebbe apparso nel 1858, ma una tragedia familiare segna l’esistenza di Caterina, l’improvvisa scomparsa della figlia Rosa, una vicenda che rappresenta una cesura nella sua biografia. Rosa morì il 5 ferraio 1857, mentre Caterina stava stendendo le ultime pagine della storia letteraria, che poi chiuse frettolosamente ma che di fatto restò incompleta. Alla figlia appena scomparsa dedicò il volume Rosa Ferrucci e alcuni suoi scritti pubblicati per cura di sua madre, edito già in quel 1857. Sorretta e confortata da una forte fede religiosa, la vena creativa e l’impegno teorico di Caterina Franceschi Ferrucci comunque andarono esaurendosi dopo la morte della figlia, fatta eccezione per qualche lirica che poi confluì, assieme ad altre opere, nel volume di Prose e versi che fu edito da Le Monnier nel 1873 e dedicato ai nipoti Filippo e Paolo. In quello stesso anno, sempre per i tipi di Le Monnier, furono ripubblicati, senza effettive varianti, i due volumi de I primi quattro secoli della letteratura italiana. In effetti in questo periodo ritornò su alcune sue opere e ripropose sempre per Le Monnier i volumi Della educazione morale della donna italiana (1875) e Degli studii della donne italiane (1876). Questo rinnovato interesse per l’opera di Caterina si deve forse imputare al riconoscimento ottenuto nel 1871, quando fu nominata, prima donna, Socia corrispondente dell’Accademia della Crusca. Una paralisi la colpì nel 1875 mentre stava lavorando alla sua ultima opera, Ai giovani italiani. Ammaestramenti religiosi e morali che vide la luce nel 1877, edita ancora da Le Monnier. Michele Ferrucci morì il 27 dicembre 1881, evento dopo il quale l’autrice si trasferì a Firenze, dove si spense il 28 febbraio 1887.
Luoghi di produzione e relazioni intellettuali
Antonio Franceschi, padre di Caterina, dopo l’esperienza della Repubblica Romana, aveva abbandonato Roma ed era andato a vivere a Narni, dove era nata la figlia, ma ben presto, già nel 1808, si era trasferito ad Osimo per esercitare la professione di medico. La cittadina marchigiana offrì un ambiente intellettualmente vivace, forte di una buona tradizione accademica. Il suo primo istitutore fu un sacerdote, Francesco Fujna, che era docente di Eloquenza italiana e latina presso il seminario. Era un uomo di buona cultura classica e guidò la giovane Caterina nelle sue prime prove poetiche. Seguendo la carriera del padre, nel 1822 Caterina si trasferisce a Macerata. Qui conobbe Francesco Puccinotti: fu tramite questi che entrò presto in contatto con Giacomo Leopardi intorno al 1826, che la apprezzò più per le prose che per la lirica. Dopo il trasferimento a Bologna, a seguito del matrimonio avvenuto nel 1827 con Michele Ferrucci, Caterina poté condividere le ricche esperienze intellettuali e le amicizie del marito, a cominciare dal rapporto con Cavour, con Carlo Boucheron e Gino Capponi e dalla più stretta conoscenza di Jean Charles Simonde de Sismondi. Fu molto legata a Salvatore Betti. Studiò Dante sotto la guida di Paolo Costa e la tradizione trobadorica con Giovanni Galvani. A questo periodo risale anche la conoscenza di Pietro Giordani.
Quando Michele Ferrucci si trasferì a Ginevra nel 1836, Caterina ebbe probabilmente modo di conoscere George Sand e di rinsaldare il rapporto col Sismondi. Marco Minghetti frequentò il salotto ginevrino dei Ferrucci e resto a lungo a loro legato, anche in quel 1848 in cui Caterina gli chiederà, una volta divenuto ministro pontificio, di intervenire su Pio IX perché salvasse l’Italia, schierandosi contro l’Austria.
Il ritorno a Pisa nel 1844 la mise a contatto con la cultura accademica della città toscana, condividendo col marito l’amicizia di Ozanam ed entrando in contatto con Vincenzo Gioberti, che influenzò profondamente il pensiero politico di Caterina: nel 1848 le fece visita, compiacendosi molto per il volume Dell’educazione morale della donna italiana, che aveva prontamente ricevuto. Da tempo in rapporto con Terenzio Mamiani, fu probabilmente segnalata anche da costui, oltre che da Bianca Rebizzo e dalla contessa Doria, per la direzione dell’Istituto femminile delle Peschiere. Dopo la morte della figlia, i rapporti sociali e intellettuali di Caterina si ridussero molto, fino alla nomina a Socia corrispondente della Crusca, nel 1871: alla sua morte fu Cesare Guasti a ricordarla presso l’Accademia.
Poetica e pensiero
L’attività letteraria di Caterina Franceschi Ferrucci si sviluppa essenzialmente attorno a due nuclei tematici: gli scritti pedagogici e la poesia. Quest’ultima l’accompagnò lungo il corso di tutta la vita e si intrecciò con una riflessione sulla letteratura che sfociò nell’opera di maggiore impegno, almeno in questo campo, che è I primi quattro secoli della letteratura italiana. Recentemente edite, le opere giovanili, risalenti agli anni tra il 1816 e il 1822, come Il labirinto d’amore o l’Ingresso in cielo di M. Francesco Petrarca sono sostanzialmente esercitazioni giovanili, condotte sotto la guida del primo maestro, Francesco Fujna ad Osimo, che però si segnalano per un solido tono classicistico che caratterizzerà in verità tutta la sua opera. Autrice di volgarizzamenti e traduzioni, Caterina Franceschi ben presto prese posizioni antiromantiche. Tra le opere del primo periodo vanno segnalate liriche di occasione come l’Idillio in morte di Rosa Franceschi Bianchi, alla sorella prematuramente scomparsa nel 1831, che viene celebrata e ricordata sulla scorta di reminiscenze classiche e arcadiche, filtrate certamente dalla poesia sepolcrale di tardo Settecento e primo Ottocento. Accenti patriottici prende invece la canata I polacchi in Siberia del 1832, intessuto di reminiscenze ossianiche e di richiami a Monti e Leopardi, oltre che alla tradizione trecentesca.
L’interesse per gli studi letterari si consolida tra gli anni ’30 e gli anni ’40, durante il soggiorno ginevrino in cui l’autrice tenne alcune lezioni, ma in quegli anni si intensificò anche e soprattutto la riflessione pedagogica, che poi accompagnò per lungo tempo la sua azione di educatrice. Le pubblicazioni realizzate tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta sono legate per un verso al ruolo di direzione dell’Istituto femminile delle Peschiere di Genova, che assunse in quel periodo, per l’altro alla temperie risorgimentale, con l’esito di fondare una pedagogia, rivolta anzitutto alle donne, che cercasse di determinarne il ruolo nella società di quegli anni e di prepararle al ruolo che avrebbero dovuto avere nella nuova Italia unita. Partendo da basi solidamente cattoliche, Caterina Franceschi Ferrucci declina nel campo dell’educazione femminile quell’idea di Italia come famiglia solidale che attraversò il nostro Risorgimento, dando alla donna nella società il medesimo ruolo di educatrice che tradizionalmente aveva avuto nel nucleo familiare. La pedagogia di Franceschi Ferrucci si caratterizza, dunque, per uno spiccato sentimento patriottico, che sulla base culturale assicurata dalla riflessione di Gioberti, intende riaffermare i valori più consolidati della tradizione cattolica e l’etica del dovere in un paese finalmente libero e unito, dove fossero ben chiari i doveri di ciascuno. Alle donne, in questo senso, non doveva essere preclusa la formazione intellettuale e la scuola non poteva essere solo professionale, ma il ruolo rimaneva essenzialmente quello di madre e moglie. Lontana dalla cultura democratica e dal romanticismo, Caterina finiva per precludere alle donne la lettura della poesia sentimentale e dei romanzi, preferendo generi e autori classici, ben selezionati all’interno di un canone volto anzitutto alla formazione morale.
Costante comunque resta l’interesse per la scrittura poetica, anche nel passaggio decisivo del 1848. L’elezione a papa di Pio IX, in lei come in molti altri cattolici progressisti, aveva acceso speranze che erano confluite in alcune canzoni e inni composti già nel 1846 (A Pio IX Pontefice Massimo, Esaltazione del Pontificato, L’amnistia), ferventi di proclami patriottici e innervati dalla visione politica di Gioberti, come pure era la canzone Alla gioventù italiana che riprendeva il modello leopardiano. Subentrò ben presto una delusione tanto per gli esiti politici del ’48 che per l’atteggiamento del papa, sui cui addirittura cercò di intervenire direttamente, ovviamente senza esiti. La vena poetica di Caterina Franceschi Ferrucci si esaurisce a questo punto e subentra una delusione che emerge anzitutto dal suo epistolario. La morte della figlia Rosa spegnerà definitivamente la voce di Caterina che, negli ultimi anni della vita, si limiterà a ripubblicare i propri scritti.
Critica e ricezione
L’opera di Caterina Franceschi Ferrucci ebbe notevole risonanza in vita dell’autrice. La stessa nomina, prima donna, a Socia Corrispondente della Crusca, avvenuta il 13 giugno 1871 ne è chiara testimonianza. I numerosi rapporti intellettuali che i coniugi Ferrucci ebbero favorirono la diffusione della sua opera, sebbene sin da ragazza l’autrice fosse stata conosciuta e apprezzata dallo stesso Leopardi. Le sue opere furono più volte ristampate nel corso del secolo XIX e presso editori di prestigio crescente. Immediatamente dopo la sua morte, la sua fortuna critica si affievolisce, per poi riaccendersi in maniera molto forte ai primi del Novecento, quando a destare maggiore interesse è proprio la sua opera pedagogica, anche in ragione di una stagione importante della pedagogia italiana. In quel periodo si segnalano in modo particolare gli studi di Gilda Chiari Allegretti, Veturia Consoloni, Giovanni Eroli e Gemma Gatta, ma va segnalata anche l’attenzione che le concesse Vittorio Cian nel 1908, quale rappresentante del “patriottismo femminile”. Resta fondamentale ancora oggi il ricco profilo che ne fece nel 1932 Irene Sganzini, che scrisse su di lei una tesi di laurea discussa in Svizzera, a Friburgo, servendosi di molti materiali di archivio.
Sempre viva è stata l’attenzione che le è stata riservata nella sua città natale, Narni, ma la nuova stagione di interesse verso la figura e l’opera di Caterina Franceschi Ferrucci si inaugura a partire dalla fine del Novecento, quando di lei si interessano critiche come Gigliola De Donato (1983) e quando Nidia Danelon Vasoli redige una lunga voce del Dizionario biografico degli Italiani (1997). I rinnovati interessi per la storia della pedagogia muovono quindi l’interesse di numerose studiose tra cui si segnala in modo specifico Antonella Cagnolati. A partire dagli anni Duemila, anche la scrittura letteraria di Franceschi Ferrucci viene recuperata e analizzata nell’ambito degli studi sulle scritture femminili, per cui si possono segnalare gli interventi di Elisabetta Benucci, Sara Lorenzetti, Maria Teresa Mori, Lucia Re, Pantaleo Palmieri. Lucia Montanari ha quindi contribuito a definirne il profilo con una ricca monografia (2023) impreziosita dalla pubblicazione di inediti. L’impegno in campo critico-letterario, già segnalato da Giovanni Getto, è stato invece approfondito da Anna Santoro (1984).
Archivi
Il materiale archivistico relativo a Caterina Franceschi Ferrucci e al marito Michele Ferrucci è conservato presso la Biblioteca Universitaria di Pisa. Donato nel 1882 all’avvocato Adone Allegretti, giunse per volontà di questi nel 1947 all’Università di Pisa, dove Michele aveva a lungo insegnato. Le carte di Caterina Franceschi Ferrucci erano appartenute a Gilda Chiari, moglie dell’Allegretti e docente di pedagogia all’Università di Pisa, che aveva dedicato alcuni studi a Caterina Franceschi Ferrucci (cfr. bibliografia). Il contenuto del fondo è così descritto: «Corrispondenza: si compone di tre sezioni. La prima comprende circa 650 lettere (molte in copia) spedite da Caterina Franceschi Ferrucci tra il 1824 e l’anno della sua morte, dirette a circa 110 destinatari. Tra queste si rammentano 25 lettere indirizzate a diversi componenti della famiglia Brunelli (1836-52); 150 lettere al marito Michele Ferrucci; 20 lettere alla figlia Rosa (1850-55); 14 lettere a Costanza Rajna (1866-81); 11 a Enrichetta Saraceno di Tor di Bormida (1874-81); e ancora i nomi di Giacomo Leopardi, Fanny Targioni Tozzetti e Teresa Parini. La seconda sezione si compone di 139 lettere spedite da circa 60 mittenti a Caterina Franceschi Ferrucci: tra essi Francesco Bonaini, Cesare Cantù, Giulio Cordero di San Quintino, Vincenzo Gioberti, 30 lettere di Pietro Giordani del 1836, alcune di Auguste Arthur De La Rive, Giacomo Leopardi, Marco Minghetti e Giovan Battista Niccolini. Chiudono la sezione della corrispondenza 9 lettere di vari a vari conservate nel carteggio di Caterina Franceschi Ferrucci» (fonte: SIUSA – Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche).
Altre carte di Caterina Franceschi Ferrucci sono conservate alla Biblioteca medicea laurenziana di Firenze, mentre gli scritti giovanili sono conservati presso Archivio storico comunale di Osimo “Egidi”, nel fondo che ospita gli scritti di Francesco Fujna.
In Interculturale (www.internetuclturale.it) è riprodotto parte dell’Archivio.
Opere e edizioni
Epistola Rinaldo da Villafranca [volgarizzamento di Petrarca],in D. Rossetti, Poesie minori del Petrarca: sul testo latino ora corretto volgarizzate da poeti viventi o da poco defunti. Francisci Petrarchae Poemata minora quae exstant omnia: nunc primo ad trutinam revocata ac recensita, Milano, Dalla società tipografica de’ classici italiani, 1829-1834, vol. III, pp. 160-163.
Ines, Firenze, Società tipografica, 1845.
Della educazione morale della donna italiana, Torino, Pomba, 1847.
Della educazione intellettuale: libri quattro indirizzati alle madri italiane, Torino, Pomba, 1849-1851.
Letture morali ad uso delle fanciulle, Genova, Tip. I. R. de’ Sordo-Muti, 1851.
Degli studii delle donne, Torino, Pomba, 1853.
I primi quattro secoli della letteratura italiana dal secolo XIII al XVI, Firenze, Barbera, 1856-1858.
Patria ed amore. Canti, Torino, tip. Eredi Botta, 1861.
Rosa Ferrucci e alcuni suoi scritti pubblicati per cura di sua madre, Firenze, Barbera, 1857.
Rosa Brighenti, Pisa, s.e., 1867.
Patria ed amore. Canti lirici editi e postumi con un ragionamento di Terenzio Mamiani e con cenni biografici, Firenze, Le Monnier, 1874.
Prose e versi, Firenze, Le Monnier, 1873.
I primi quattro secoli della letteratura italiana dal secolo XIII al XVI, Firenze, Le Monnier, 1873.
Degli studi delle donne italiane, Firenze, Le Monnier, 1876.
Ai giovani italiani. Ammaestramenti religiosi e morali, Firenze, Le Monnier, 1877.
Una buona madre. Letture morali per le giovanette, Firenze, Le Monnier, 1884.
Sei lettere di Caterina Franceschi al fidanzato Michele Ferrucci. Per nozze Paolo Ferrucci e Teresa Tabarrini, Rimini, Tip. Malvolti e C., 1887.
Eugenia Ciancarelli Ida, Una donna italiana nel 1848. Lettere inedite di Caterina Franceschi Ferrucci, Rieti, Tip. Trinchi, 1907.
Epistolario di Caterina Franceschi Ferrucci edito ora la prima volta, con lettere di scrittori illustri a lei, a cura di Giuseppe Guidetti, Reggio Emilia, Tip. Guidetti, 1910.
Lettere inedite di Caterina Franceschi Ferrucci, a cura di A. De Rubertis, Firenze, Tip. Galletti e Cocci,1925 [anche in Lettere inedite di Caterina Franceschi Ferrucci, a cura di A. De Rubertis, in «Il Raccoglitore», V, 4, 1925].
Scritti letterari educativi e patriottici inediti o sparsi di Caterina Franceschi Ferrucci e memorie su la vita e le opere di lei, a cura di Giuseppe Guidetti, Reggio Emilia, Tip. Guidetti, 1932.
Lettere a Vincenzo Gioberti, in Gilda Chiari Allegretti, L’educazione nazionale nella vita e negli scritti di Caterina Franceschi Ferrucci, Firenze, Le Monnier, 1932.
I poemetti giovanili di Caterina Ferrucci, in Montanari Lucia, Un secolo, una donna. La vita e gli scritti editi e inediti di Caterina Franceschi Ferrucci, Ancona, Affinità Elettive Edizioni, 2023, pp. 281-312.
Sara Lorenzetti (a cura di), «Voi sarete… il mio tutto». Un epistolario amoroso di Caterina Franceschi, Firenze, Franco Cesati, 2006.
Bibliografia
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Testi digitali
Epistola Rinaldo da Villafranca [volgarizzamento di Petrarca],in D. Rossetti, Poesie minori del Petrarca: sul testo latino ora corretto volgarizzate da poeti viventi o da poco defunti. Francisci Petrarchae Poemata minora quae exstant omnia: nunc primo ad trutinam revocata ac recensita, Milano, Dalla società tipografica de’ classici italiani, 1829-1834, vol. III, pp. 160-163
Della educazione morale della donna italiana, Torino, Pomba, 1847.
Della educazione intellettuale: libri quattro indirizzati alle madri italiane, Torino, Pomba, 1849-1851, vol. I.
Della educazione intellettuale: libri quattro indirizzati alle madri italiane, Torino, Pomba, 1849-1851, vol. II.
Degli studii delle donne, Torino, Pomba, 1853.
I primi quattro secoli della letteratura italiana dal secolo XIII al XVI, Firenze, Barbera, 1856-1858, vol. I.
I primi quattro secoli della letteratura italiana dal secolo XIII al XVI, Firenze, Barbera, 1856-1858, vol. II.
Rosa Ferrucci e alcuni suoi scritti pubblicati per cura di sua madre, Firenze, Barbera, 1857
Rosa Brighenti, Pisa, Nistri, 1867.
Prose e versi, Firenze, Le Monnier, 1873.
I primi quattro secoli della letteratura italiana dal secolo XIII al XVI, Firenze, Le Monnier, 1873, vol I.
I primi quattro secoli della letteratura italiana dal secolo XIII al XVI, Firenze, Le Monnier, 1873, vol II.
Degli studi delle donne italiane, Firenze, Le Monnier, 1876.
Ai giovani italiani. Ammaestramenti religiosi e morali, Firenze, Le Monnier, 1877.
Sei lettere di Caterina Franceschi Ferrucci. Nozze Paolo Ferrucci e Teresa Tabarrini, Rimini, Tip. Malvolti e C., 1887.
Epistolario di Caterina Franceschi Ferrucci edito ora la prima volta, con lettere di scrittori illustri a lei, a cura di Giuseppe Guidetti, Reggio Emilia, Tip. Guidetti, 1910.
Scritti letterari educativi e patriottici inediti o sparsi di Caterina Franceschi Ferrucci e memorie su la vita e le opere di lei, a cura di Giuseppe Guidetti, Reggio Emilia, Tip. Guidetti, 1932.