Elisa Chimenti

a cura di Camilla Cederna

Elisa Chimenti (Napoli 1883-Tangeri 1969) è stata una scrittrice, giornalista, insegnante e antropologa di origine italiana, che ha vissuto quasi tutta la vita in Tunisia e in Marocco.

«Pour chacun de nous
Un petit intérêt égoïste
Qu’on défend envers et contre tous.
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Il ne devrait y avoir pour tous les hommes
Qu’une seule patrie, la terre».
(Patria/Per ognuno di noi/Un piccolo interesse egoista/Da difendere per e contro tutti./ Non dovrebbe esistere per tutti gli uomini/ Che una sola patria, la terra.) (Miettes).

E. Chimenti, Patrie

Vita e formazione
Elisa Chimenti nacque a Napoli, ville andalouse/égarée en Italie («città andalusa/ che si è smarrita in Italia») (Chimenti, Miettes), l’8 novembre 1883 da Rosario (1848-1907), medico e poeta dialettale, imparentato col celebre scienziato inglese, Tiberio Cavallo (1749-1809), e da Maria Luisa Ruggio (1859-1943), di origini francesi da parte di madre e discendente dal Viceré di Sardegna Domenico Alberto Azuni (1749-1827). I motivi per cui la famiglia lasciò Napoli per trasferirsi in Tunisia a pochi mesi dalla nascita di Elisa non sono del tutto chiari. Secondo le testimonianze tuttora inedite della scrittrice, in parte confermate dalle ricerche d’archivio, il padre, ateo e anarchico, sarebbe stato costretto all’esilio per ragioni politiche. Forse a spingerlo alla fuga vi furono anche motivi di ordine personale legati a una relazione extra-coniugale da cui nacque a Tunisi, il figlio Roberto (1884-1937), dichiarato pochi mesi dopo l’arrivo della famiglia in questa città. Nel 1892, dopo la nascita degli altri tre figli, Esther (1888-1960), Giulia (1889-1964) e Riccardo (1890-1970), la famiglia si stabilì a Tangeri, in Marocco, dove il padre venne chiamato dal sultano Moulay Hassan I (1836-1894) a esercitare la professione di medico. E dove nacque l’ultima figlia Dina (1899-1960).

Capitale diplomatica del Marocco, Tangeri era all’epoca una città cosmopolita, con una grande comunità ebraica, che accoglieva i rifugiati di ogni nazionalità, prima di diventare nel 1923 zona internazionale. Proprio questa città multietnica, crogiuolo di lingue, culture e tradizioni, è stata determinante nella particolare formazione della scrittrice. A Tangeri, Chimenti frequentò l’Alleanza Israelita Universale (aperta nel 1865), e soprattutto la farmacia Sorbier (o Totier), una sorta di cenacolo intellettuale situato nella Medina, nel Petit Socco, il mercato frequentato dagli europei in Marocco. Un luogo emblematico dell’incontro-scontro tra le diverse culture, che ritroveremo nei Petits blancs marocains, importante e voluminosa opera inedita di carattere storico-finzionale, sulla città di Tangeri all’epoca dell’arrivo della famiglia Chimenti e di tanti espatriati europei tra fine 800 e inizio 900.
Nel corso della sua formazione, alla quale contribuì anche la ricca biblioteca paterna, Chimenti studiò a fondo le credenze preislamiche e i testi delle tre religioni monoteiste. Spinta dal desiderio di soprannaturale che la religione cattolica non soddisfaceva, si avventurava nei territori della magia popolati da spiriti ostili e irrequieti, jins e alieni. All’inizio del secolo, probabilmente dopo la morte del padre nel 1907, la giovane Elisa viaggiò in Europa visitando l’Italia, il Portogallo, la Francia, la Svizzera, la Germania e la Polonia. Per completare i suoi studi si soffermò in Germania dove frequentò l’università di Leipzig (o Hannover?), pubblicando le sue prime opere (Meine Lieder, Liepzig 1911; Taitouma, Liepzig 1913), andate disperse dopo la Prima guerra mondiale. Di ritorno a Tangeri, l’infelice matrimonio contratto nel 1912 con Fritz Dombrowski, tedesco di origini polacche e vittima di gravi problemi psichici, le causerà la perdita della nazionalità italiana e una lunga causa di divorzio che si concluderà solo nel 1924.

Questa vera e propria poliglotta, considerata dai tangerini come «la signora scrittrice erudita che parla tutte le lingue» (Benchekroun, 2009), parlava fluentemente l’italiano, il francese, lo spagnolo, l’inglese, il tedesco, l’ebraico, l’arabo classico e tutti i dialetti del Nord Africa, e conosceva anche il portoghese e il russo.
Tra il 1912 e il 1914 insegnò il francese e lo spagnolo presso la scuola tedesca, la Deutsche Schule, dove venne considerata «un’eccellente insegnante straniera». Nel 1914, alla vigilia della Prima guerra mondiale, fondò a Tangeri con la madre la prima scuola italiana del Marocco, dove insegnò l’inglese, l’arabo (letterario e parlato) e il francese, con alcune interruzioni e con uno statuto di semplice «fittizia incaricata locale», fino al 1966, all’età di 83 anni. Alla fine degli anni Venti la scuola venne trasferita per volontà del regime fascista, nel palazzo del sultano Moulay Hafid, rinominato Palazzo Littorio (e in seguito, dopo la guerra, Palazzo delle Istituzioni Italiane), e affidata all’Associazione Nazionale Italiani (ANI), che nel 1928 licenziò le due fondatrici. Dopo un lungo processo contro lo stato italiano, Elisa riuscì ad ottenere solo nel 1950 un’indennizzazione derisoria. Alla fine degli anni Cinquanta, venne insignita dell’onorificenza di «Cavaliere al merito» (1957) dal presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, per la sua opera di promozione della cultura e della lingua italiane in Marocco. «Una decorazione», commenterà la scrittrice due anni dopo in alcune Note Inedite, «che, pur onorandola, non le permette di vivere».
Negli ultimi anni fu infatti tormentata da gravi difficoltà economiche e dalla malattia, come lei stessa denuncia con parole dure e crude in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Segni, l’8 aprile 1964, supplicandolo di proteggerla. Morì il 7 settembre 1969.

Attività letteraria
Per quanto riguarda la sua intensissima attività di scrittura, solo alcune delle sue opere sono state pubblicate in vita e recentemente raccolte in un’antologia (2009). Quest’ultima comprende il romanzo Au coeur du harem (1958), le raccolte di racconti,  Eves marocaines (1932), Légendes marocaines (1959), Le sortilège et autres contes séphardites (1964), e di poesie, Chants des femmes arabes (1942). Il romanzo è l’unica opera attualmente tradotta in italiano (Al cuore dell’harem, E/O, 2001). Una parte della raccolta Légendes è stata tradotta in inglese e in spagnolo.
Oltre a queste opere edite, la scrittrice ha lasciato più di trenta dattiloscritti per la maggior parte in francese, tra i quali romanzi, racconti, saggi e raccolte di poesie, che appartengono a un fondo inedito di eccezionale interesse dal punto di vista letterario, storico e antropologico.

Luoghi di produzione e relazioni intellettuali
Parallelamente all’insegnamento, Chimenti svolse una notevole attività giornalistica, collaborando con numerosi giornali e riviste internazionali (El Maghrib, Le Journal de Tanger, Le Figaro, Lokal Anzeiger, La Vigie Marocaine, Maroc-Monde, Mauritania, Jeune Afrique, Le Monde, El Anouar, La Feuille d’avis de Vevey), con l’obiettivo di diffondere la cultura e le tradizioni del Marocco, cercando al tempo stesso di decostruire gli stereotipi diffusi nella stampa occidentale dell’epoca, nei confronti del Paese e dei suoi abitanti, a cui si sente profondamente legata.
Importante fu anche la sua attività filantropica, che la vide impegnata a fondo in azioni di solidarietà con le popolazioni berbere gravemente colpite dalla carestia, fondando nel 1946-47 l’associazione caritativa Aide fraternelle. Altamente apprezzata in ambiente marocchino, nel 1945 le venne offerto d’insegnare in un’università in corso di costituzione da parte di arabi nazionalisti, che le chiesero anche «di organizzare un comitato internazionale di signore per distribuire fra gli arabi bisognosi i fondi che essi stessi raccoglieranno» (Lettera del console Capranica del Grillo, Archivio, p. 44). Negli anni Cinquanta, si riunivano da lei periodicamente persone di ogni condizione, intellettuali appartenenti a tutte le comunità e le religioni presenti a Tangeri all’epoca. Ebbe un’intensa e infelicissima relazione con Ahmed Fekardji (1888-1945), diplomatico e traduttore algerino al quale dedicherà l’opera poetica inedita Marra. Particolarmente attratta dall’Islam anche in una prospettiva anticolonialista, frequentò il filosofo, uomo politico e suo amico fraterno Abdellah Guennoun (1908-1989), fondatore nel 1936 dell’École libre musulmane, un’istituzione ideata al fine di diffondere le idee nazionaliste, presso la quale Chimenti, esclusa dalla scuola italiana, continuò ad insegnare. Unica europea ammessa a insegnare l’arabo letterario in questo prestigioso centro di tradizione coranica, venne chiamata fquia (dottore in scienze coraniche). L’autrice racconta in Khadidja de l’île sarde, uno straordinario testo inedito sul suo percorso di esilio, il suo progressivo avvicinamento a questa fede. Alla sua morte venne tuttavia seppellita nel cimitero cristiano di Tangeri.

Poetica e pensiero
Nell’opera di Chimenti, un ruolo centrale è svolto da Tangeri, luogo di nascita e della circolazione del patrimonio di racconti, credenze, leggende, tradizioni, frutto della commistione tra le culture mediterranee, arabo-berbere, ebraiche, africane e orientali, di cui si nutre l’opera della scrittrice. Questa città da lei definita nel testo inedito Miettes, come un “mosaico”, “contatto singolare”, o ancora “crogiuolo”, “amalgama”, di lingue, costumi, razze, credenze, è al tempo stesso allegoria della sua scrittura caratterizzata dal métissage linguistico e culturale (Mosaïque de races; Contact singulier de langages / de moeurs, de races, de croyances; creuset; Amalgame de religions et de races).
In tutte le sue opere, Chimenti rivolge un particolare interesse alla vita e alla cultura delle donne degli ambienti sociali più disparati da lei incontrate nelle campagne e nella città di Tangeri, che l’autrice ha avuto il grande merito di valorizzare e diffondere, riscrivendo e traducendo racconti, leggende, canti, tramandati oralmente. Questo universo le fornirà il prezioso materiale appartenente al folclore marocchino-tangerino e mediterraneo che costituisce l’originalità della sua scrittura, mosaico di voci e di storie degli innumerevoli personaggi femminili che popolano la sua opera edita e inedita.
Anche la natura viene celebrata nell’insieme della sua produzione letteraria, attraverso descrizioni altamente poetiche di paesaggi mediterranei costellati di piante, fiori, animali. Ricchissima la sua produzione poetica inedita con le sei raccolte Chants du Maghrib. Harmonies, oltre a Marra; mentre la raccolta di testi molto brevi o “briciole” (Miettes de pensées, miettes d’images, miettes de croyances et de rêves, miettes de sagesse et de folies), tratta le idee e i pensieri più diversi, nonché l’attualità politica e culturale, del Marocco e dell’Europa. Le opere di questa scrittrice di origini italiane, espatriata in Marocco, bilingue in italiano e francese, ma anche poliglotta, sono caratterizzate da una fortissima ibridazione e trasgressione delle frontiere linguistiche, generiche e culturali. Termini stranieri, e talvolta anche intere espressioni tradotte letteralmente dall’arabo, sono innestati nel francese; diversi generi coesistono in uno stesso testo (canti, racconti, poesie s’inframmezzano nei romanzi), e spesso si confondono (storia, autobiografia e finzione). 
Con il suo sguardo volto al passato, ma anche al presente e al futuro, il suo atteggiamento aperto verso l’alterità, questa straordinaria mediatrice e ponte tra le culture delle due rive del Mediterraneo, ci invita ad accompagnarla nelle sue esplorazioni oltre confini, pregiudizi, chiusure, in sintonia con il suo ideale di fratellanza universale.

Critica e ricezione
Caduta nell’oblio dopo la sua morte, alla fine degli anni ’90, la riscoperta di questa autrice è avvenuta su iniziativa di Emanuela Benini del Ministero degli Affari Esteri italiano. In questo contesto è stato realizzato un importante lavoro di inventario e catalogazione della maggior parte degli inediti e dei documenti che hanno permesso la ricostruzione della sua biografia, a opera di Maria Pia Tamburlini e Mirella Menon, insegnanti di italiano sul posto all’epoca. Questo lavoro ha portato alla pubblicazione dell’antologia già citata e del suo unico libro tradotto in italiano. Contemporaneamente, al fine di studiare e promuovere l’opera di Elisa Chimenti, nel marzo 2010 è stata creata la Fondazione Mediterranea Elisa Chimenti (http://www.elisachimenti.org/elisadef.html), situata nei locali del “Palazzo delle Istituzioni italiane” di Tangeri, già Palazzo Moulay Hafid, che purtroppo ha cessato ogni attività da alcuni anni.
La ricerca sull’autrice e la sua opera è stata ripresa nel 2018 grazie alla creazione del Laboratorio Associato Internazionale (LAI), “La scrittura dell’esilio al femminile. Il dialogo tra le lingue, le culture e le idee, nello spazio europeo e mediterraneo (XIX-XXI secolo)”, coordinato da Camilla Cederna in collaborazione con Silvia Tatti (Università La Sapienza) (2018-2022), che ha portato alla scoperta di molti altri inediti. La ricerca si è poi sviluppata con il progetto emergente della Maison de Sciences de l’Homme et de la Société (MESHS) di Lille: ALEEF (Archives de l’écriture de l’exil au féminin, 2023-2024). Il progetto di ricerca e di edizione internazionale degli inediti si è quindi è arricchito grazie alla collaborazione di molte altre istituzioni e università. Tra queste, l’Università di Pisa, l’Università Abdelmalek Essaâdi di Tétouan, le Università L’Orientale e Federico II di Napoli, l’INALCO (Istituto Nazionale di Lingue e Civiltà Orientali, Parigi), le unità di ricerca THALIM (Teoria e storia delle arti e delle letterature della modernità, Parigi) https://www.thalim.cnrs.fr/, l’ITEM (Istituto di testi e manoscritti moderni, Parigi), in Francia, l’Università di Siviglia in Spagna. Nell’ambito del progetto sono stati organizzati numerosi convegni, seminari, giornate di studio e pubblicazioni. Grazie alla partecipazione di ricercatori e ricercatrici, nonché di studenti e studentesse di master e dottorandi, la ricerca si è incentrata su alcuni aspetti finora mai affrontati, quali la specificità della scrittura di esilio della scrittrice caratterizzata da ibridità e métissage (Cederna), le diverse ipotesi di edizione (digitale e cartacea) (Desideri, Vallarano), la traduzione (Amenta, Cacioppo).

Opere e edizioni
Anthologie, Senso Unico Editions- Editions du Sirocco, Maroc, 2009.
Cuentos del Marruecos Espagnol, Clan Editorial Madrid, 2003.
Tales and Legends of Morocco, Ivan Obolenski, Inc, New York, 1965.
Le sortilège et autres contes séphardites, Les Editions Marocaines et Internationales, Tanger, 1964.
Légendes marocaines, Les Editions du Scorpion, Paris, 1959 (Lepp, 1951)
Au cœur du harem, Les Editions du Scorpion, Paris, 1958
Al cuore dell’harem, traduzione italiana di Emanuela Benini, E/O, Roma, 2000, 2001.
Chants des femmes arabes, Plon, Paris, 1942.
Eves marocaines, Les Editions Internationales, Tanger, 1935.

Autrice Chimenti Elisa
Secolo XX
Genere letterario Narrativa, Poesia, Saggistica
Testi digitali