Il Settecento e l’Arcadia

Pubblicato il 23 gennaio 2025

Gli studi sul Settecento italiano, e in particolare sull’Accademia dell’Arcadia, hanno visto la nascita di un interesse sempre crescente dalla seconda metà del secolo scorso, sulla scorta di un approccio tout court allo studio del XVIII secolo che avrebbe favorito approfondimenti ampi e puntuali su diverse questioni e figure fino ad allora tendenzialmente marginalizzate.  

Tuttavia, fino agli anni Novanta, guardando al fronte squisitamente letterario, le autrici del Settecento non hanno goduto di fortuna critica, con l’eccezione di pochi studi sparsi che riguardavano figure ritenute rilevanti già dalla fine dell’Ottocento, come Faustina Maratti Zappi o Petronilla Paolini Massimi – che appartenevano all’Accademia dell’Arcadia e che negli anni Novanta sono state antologizzate da Segre e Ossola. Da un punto di vista storico, invece, negli anni Ottanta iniziano a svilupparsi svariate riflessioni sulla condizione delle donne nel Settecento. Già nel 1862, i romanzieri e giornalisti Edmond e Jules De Goncourt, che celebravano il Settecento come «il secolo francese per eccellenza», pur da una prospettiva a tratti misogina avevano saputo restituire la grande influenza che le donne del tempo ebbero sulla cultura e sui suoi luoghi, dando alle stampe La femme au dix-huitième siècle, ristampato a Parigi nel 1982 e tradotto, quindi, in italiano da Edda Melon con il titolo di La donna nel Settecento (Feltrinelli, 1983). Questa ristampa può considerarsi indizio di un rinnovato panorama culturale nel quale alcuni storici e storiche cominciarono a dedicarsi alla complessa storia delle donne vissute in uno dei secoli più saturi di pregiudizi della nostra letteratura. Dobbiamo a Luciano Guerci la pubblicazione, rispettivamente nel 1987 e nel 1988, de La discussione sulla donna nell’Italia del Settecento. Aspetti e problemi e de La sposa obbediente. Donna e matrimonio nella discussione dell’Italia del Settecento, testi dal «carattere pioneristico» per la gender history, oggi raccolti e ristampati nel 2023 dalle Edizioni dell’Orso con la curatela di Elisa Strumia. Rilevanti sono anche i contributi di Tiziana Plebani sulle scritture delle donne in Italia e in Europa, con un’attenzione particolare alle veneziane e al concetto di agency femminile – si veda, per tutti, il volume dal titolo Le scritture delle donne in Europa. Pratiche quotidiane e ambizioni letterarie (secoli XIII-XX) (Carocci, 2019). 

Il numero dei contributi sulle donne settecentesche aumenta negli anni Duemila: in memoria di Maria Grazia Melchionda, nel 2000 l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti pubblica il suo Il mondo muliebre nel Settecento, incentrato sullo studio della «cultura al femminile». Allo stesso anno risale il volumetto di Adriana Chemello e Luisa Ricaldone, Geografie e genealogie letterarie. Erudite, biografe, croniste, narratrici, épistolières, utopiste tra Settecento e Ottocento (Il Poligrafo), e qualche tempo dopo Maria Luisa Betri ed Elena Brambilla si dedicano allo studio dei Salotti e ruolo femminile in Italia tra fine Seicento e primo Novecento (Marsilio, 2004), approfondendo il tema della sociabilità femminile. Al lavoro condiviso di Cristina Passetti e Lucio Tufano si deve invece la pubblicazione di Femminile e maschile nel Settecento (Firenze University Press, 2018), dedicato alla difficile questione dell’identità di genere e a considerazioni sulle differenze dettate dal tipico dualismo tra i sessi. Dagli anni Novanta a oggi, alcune storiche si sono dedicate alla riscoperta di letterate del XVIII secolo, e l’Accademia dell’Arcadia si è rivelata un campo di indagine particolarmente fecondo: in tal senso è opportuno menzionare le numerose pubblicazioni firmate da Elisabetta Graziosi, dedicate alle presenze e ai modelli femminili nell’accademia e ad alcune autrici specifiche, come «la sconosciuta e benemerita duchessa di Limatola» («Genesis», 2005).  

Ricerche sulle autrici settecentesche italiane si registrano anche negli Stati Uniti, dove gli interessi scientifici si sono aperti a nuove linee di indagine. A studiose come Paula Findlen e Rebecca Messbarger si devono contributi su poetesse poco studiate in Italia, come Aretafila Savini de’ Rossi o Giuseppa Eleonora Barbapiccola: ricordiamo i volumi The contest for knowledge. Debates over Women’s Learning in Eighteenth-Century Italy (The University of Chicago Press, 2005) e ancora Italy’s Eighteenth Century. Gender and Culture in the Age of Gran Tour (Stanford University Press, 2009).  

Uno studio sulle «scritture nascoste» delle donne nel lungo Settecento è quello di Luisa Ricaldone ne La scrittura nascosta. Donne di lettere e loro immagini tra Arcadia e Restaurazione (Champion-Cadmo, 1996), nel quale l’autrice si interroga sulla figura della «donna che scrive» e sulle sue possibilità in un secolo di grandi rivoluzioni che hanno investito ogni aspetto della società. Ma si veda a questo proposito anche il volume a cura di Moreno Fabbri, Corilla Olimpica e la poesia del Settecento europeo (Maschietto Editore, 2002), incentrato sugli studi attorno alla figura di una delle più grandi improvvisatrici d’Arcadia e al panorama europeo del quale sapeva elaborare esigenze e trasformazioni, e il saggio di William Spaggiari, “Lesbia nel bosco Parrasio”: poetesse in Arcadia («1782: studi di italianistica», 2004), utile per delineare i contorni di un oggetto di studio che andrebbe ancora approfondito. 

Un contributo fondamentale agli studi sulle donne in Arcadia è stato offerto da Tatiana Crivelli. Nel 2010, infatti, Crivelli ha avviato il progetto «Donne in Arcadia. 1690-1800», una banca dati attualmente in fase di aggiornamento, che contiene circa 480 nomi di autrici più e meno conosciute, con una rispettiva rassegna di testimoni, studi e testi; nel 2014 ha pubblicato La donzelletta che nulla temea. Percorsi alternativi nella letteratura italiana tra Sette e Ottocento (Iacobelli), che raccoglie importanti considerazioni sull’attività e sulla produzione di una selezione di arcadi, riportandone una selezione di componimenti e lettere. Studi precedenti di Crivelli indagavano aspetti specifici della produzione femminile nell’accademia: La “sorellanza” nella poesia arcadica femminile tra Sette e Ottocento («Filologia e critica», 2001); «Figli, vi lascio! E nel lasciarvi tremo». Sui domestici lutti poetici delle “pastorelle” d’Arcadia («Rassegna europea di letteratura italiana», 2007). Una recente ricognizione sullo stato dei lavori relativi alla letteratura delle donne settecentesche, appartenenti all’Arcadia ma non solo, si legge nel capitolo Il Settecento redatto da Valeria Giulia Adriana Tavazzi e contenuto ne Le autrici della letteratura italiana. Per una storia dal XIII al XXI secolo a cura di Daniela De Liso (Paolo Loffredo, 2023).  

A intrecciarsi con gli studi sull’Arcadia, vi sono inoltre quei contributi che hanno indagato la produzione femminile in antologie settecentesche particolarmente significative: sul modello offerto da Lodovico Domenichi per le poetesse del Cinquecento, già Giambattista Recanati, con il nome arcadico di Teleste Ciparissiano, aveva pubblicato nel 1716 il volume Poesie italiane di rimatrici viventi, seguito dai celebri Componimenti poetici selezionati da Luisa Bergalli nel 1726. Sull’argomento si vedano almeno Il nuovo «canone di lettura» di Luisa Bergalli: «I Componimenti poetici delle più illustri Rimatrici d’ogni secolo» di Adriana Chemello (che si legge in Voci e figure di donne: forme della rappresentazione del sé tra passato e presente, 2012, a cura di Laura Fortini e Mauro Sarnelli) e Poetesse d’Arcadia, nel solco del Petrarca di Gilberto Pizzamiglio («Quaderni veneti», 2014).