Rosa Muzio Salvo
a cura di Stefania Spatola
Rosina Muzio Salvo (1815-1866) è stata una scrittrice siciliana di età risorgimentale.
«Possa l'esempio della mia Adelina scolpirsi nella mente delle sventurate giovanette onde arrestarle dal precipizio in cui potria spingerle una passione onnipossente!»
R. Muzio Salvo, Adelina
Vita e formazione
Nata a Termini Imerese da famiglia aristocratica, primogenita del marchese Giuseppe Salvo di Pietraganzili, tenente colonnello del Val di Mazara, e di Giuseppa Sciarrino, baronessa di Verbumcaudo. Sin dalla giovane età, Rosina, insieme al fratello Rosario, visse in un ambiente culturalmente e politicamente stimolante. La famiglia dei Salvo, infatti, pur appartenendo alla vecchia aristocrazia siciliana, era in contatto con gli esponenti liberali della società termitana. L’ambiente familiare in cui crebbe la giovane Rosina dovette ispirarne il credo antiborbonico nonché il successivo impegno alla causa unitaria. Rosina Salvo ricevette un’educazione conforme a quella prevista per le giovani donne delle classi più agiate e più completa rispetto a quella destinata all’epoca al resto della popolazione femminile. Nonostante questo indubbio fattore di vantaggio, il percorso formativo dell’autrice fu accidentato e poco lineare. Quando, ancora bambina, fu affidata alle cure dei colti nonni paterni, Rosina esibì una precoce predisposizione all’arte poetica. È dal nonno, appassionato di poesia, che apprese i primi versi poetici che poi usava recitare dinanzi agli amici. All’età di nove anni fu ammessa in un istituto religioso di Termini, probabilmente uno dei numerosi Collegi di Maria allora molto diffusi nella Sicilia borbonica. La giovane Rosina, però, non tardò a mostrare una certa insofferenza verso il nuovo ambiente educativo. Secondo quanto scrisse Giambattista Castiglia in un articolo apparso sulla rivista siciliana «La Ruota», la sua vivacità di spirito la pose in conflitto con le monache, tanto che circa tre anni dopo il suo ingresso al convento, Rosina fu condotta dal padre a Messina e affidata alle cure di una gentildonna francese, Madame de Chatéauneuf. Sotto la guida della colta istitutrice, la fanciulla apprese il francese e l’inglese ed ebbe modo di appassionarsi alle letterature straniere. La formazione dell’autrice, tutt’altro che scadente, era stata pensata dalla sua famiglia come dote aggiuntiva da offrire al futuro marito; e del resto, secondo le convenzioni del tempo, una volta contratto un buon matrimonio, l’istruzione di una donna poteva dirsi compiuta. Nel 1833, appena diciottenne, Rosina sposò il barone Gioacchino Muzio Ferreri, dal quale tuttavia si separò nel 1842, come racconta Luigi Sampolo nella prefazione all’edizione del 1869 degli scritti in prosa dell’autrice, pur non soffermandosi sulle ragioni di tale vicenda, al pari delle altre fonti. Muzio Ferreri, reduce da un’esperienza in seminario, era un uomo provvisto di una considerevole formazione culturale, nonché di una ricca biblioteca, aggiornata con i titoli dei più grandi poeti italiani. Proprio nella biblioteca del marito, Rosina poté leggere quei testi generalmente esclusi dal tradizionale canone preposto alla formazione femminile e approfondire la conoscenza di autori quali Alfieri, Foscolo e Parini, il cui esempio divenne fondamentale per l’apprendistato letterario della poetessa. La baronessa Muzio Salvo, tuttavia, non possedeva alcuna nozione né di metrica né di poesia classica, pertanto sentì l’urgenza di colmare le proprie carenze e acquisire gli strumenti necessari per dar libero sfogo alla propria voce poetica. Nel 1838, determinante fu l’incontro col canonico termitano Agostino Giuffrè: fu quest’ultimo a introdurla alla lettura dei grandi scrittori italiani e allo studio delle regole della composizione poetica.
Il trasferimento a Palermo nel 1839, insieme al marito, fu significativo per la crescita personale e intellettuale della scrittrice. Nel capoluogo siciliano, Rosina Muzio Salvo frequentò il salotto letterario dei marchesi Corradino e Sofia D’Albergo, dove conobbe molti degli intellettuali e uomini politici che avrebbero assunto un ruolo di primo piano nelle vicende del Risorgimento siciliano e italiano. Le visite mondane nella dimora dei marchesi D’Albergo furono per Rosina occasione di una personale promozione culturale: la scrittrice riuscì a conquistarsi uno spazio negli ambienti intellettuali palermitani e a instaurare una solida rete di contatti. Per Muzio Salvo iniziò così un periodo di collaborazione con diverse riviste siciliane (L’Imparziale, La Sentinella del Peloro, Il Veridico, L’Oreteo, La Concordia, La Ruota) sulle quali furono pubblicate alcune delle sue liriche. In seguito alla separazione dal marito, l’autrice rientrò a Termini Imerese, insieme alla figlia Concettina, nella casa paterna. Trascorso un breve periodo nel paese natale, Rosina Muzio Salvo riprese i suoi spostamenti verso Palermo, dove nel 1845 fu pubblicata per i tipi di Clamis e Roberti la sua prima raccolta poetica, Poesie di Rosina Muzio Salvo. Negli anni successivi la poetessa termitana si dedicò anche alla scrittura di romanzi, novelle in versi e racconti. In particolare si ricorda il suo romanzo di esordio, Adelina, pubblicato a Firenze nel 1846 per eludere la censura, che riprendeva la struttura epistolare e alcuni temi dell’Ortis foscoliano. Nei mesi successivi allo scoppio della rivoluzione antiborbonica e indipendentista, iniziata a Palermo il 12 gennaio 1848, Rosina Muzio Salvo seppe trovare un proprio spazio di partecipazione alla causa rivoluzionaria. La poetessa contribuì alla fondazione di un’associazione filantropica, La Legione delle Pie sorelle, impegnata in opere di carità e rivolta soprattutto ad assistere orfani e persone in condizione di miseria. In particolare, quale segretaria generale, si occupava di stilare gli atti delle assemblee delle ‘sorelle’, poi pubblicati sull’omonimo periodico dell’associazione. L’attivismo politico di Rosina però non si manifestò soltanto nella forma dell’associazionismo femminile ma anche quando, con un articolo comparso il 21 ottobre del 1848 sul periodico L’Educazione popolare, accusò di incompetenza Giuseppe La Farina, allora ministro della guerra durante il governo rivoluzionario. La scrittrice così non temeva di mettere in discussione un esponente della propria corrente politica e dimostrava un’attenzione costante alle iniziative del governo. Tuttavia, dopo il fallimento della rivoluzione del 1848 e il ritorno della monarchia borbonica in Sicilia, l’attivismo politico di Rosina Muzio Salvo dovette ridimensionarsi. Eppure la scrittrice non recise i legami con gli ambienti dell’opposizione, specie nel 1852 quando, secondo quanto riportato dal fratello in uno scritto apparso sulla rivista La favilla nel ’63, collaborò con un gruppo filo-mazziniano palermitano facente capo al duca Giuseppe Vergara Craco. Il contributo di Rosina Muzio Salvo al gruppo cospirazionista, sembra essere stato fondamentale; quando la polizia borbonica arrestò alcuni membri del comitato, fu Rosina a prendersi il rischio di distruggere i documenti più compromettenti. Un episodio questo che funge da ulteriore prova dell’instancabile fede della scrittrice alla causa rivoluzionaria che negli anni a seguire maturerà il passaggio dalle convinzioni democratiche al liberalismo moderato. A partire dagli anni Cinquanta e soprattutto dopo l’Unità, l’interesse di Rosina Muzio Salvo fu rivolto alla pedagogia e alle problematiche sociali Del resto, Muzio Salvo fu sempre una strenua sostenitrice dell’importanza dell’educazione nel processo di costruzione dello Stato nazionale e di una coscienza collettiva. Si impegnò, infatti, con una scrittura pedagogico-moraleggiante a diffondere l’idea per cui soltanto con una ferrea educazione poteva formarsi una nuova generazione di italiani. Il gravoso compito di educare i futuri cittadini e le future cittadine spettava soprattutto alle donne chiamate a svolgere essenzialmente il ruolo di madri-educatrici. E proprio alla donna Rosina Muzio Salvo si rivolse nei suoi scritti morali, proponendo un modello femminile che la raffigurava al contempo figlia d’Italia e madre degli italiani. Coerente a tale progetto fu la sua collaborazione a due riviste femminili genovesi, La Donna e La Donna e la Famiglia, alle quali collaboravano anche Giulia Molino Colombini e Caterina Franceschi Ferrucci. Il loro esempio dovette influenzare la scelta di Muzio Salvo di sperimentarsi nella prosa pedagogica. I contributi di Rosina alle due riviste furono, infatti, dedicati principalmente al problema dell’educazione delle fanciulle; tematica attraverso la quale la scrittrice poté riflettere anche sul rapporto madre-figlia, nonché raffigurare le diverse sfaccettature dell’essere madre. Interessante poi il modello educativo teorizzato da Rosina Muzio Salvo nel trattatello pedagogico in forma epistolare, Sull’educazione. Lettere a Faustina, pubblicato a puntate sulla rivista La Donna e la Famiglia tra il 1862 e il 1863. Nell’opera la scrittrice immaginava di rispondere alle lettere di un’amica, la Faustina del titolo, alla quale elargiva consigli su come educare nel miglior modo possibile i propri figli. Muzio Salvo sosteneva che la migliore persona preposta all’educazione dei bambini fosse la loro stessa madre. La scrittrice, infatti, contrapponeva l’immagine altezzosa degli educatori a quella amorevole della madre che, partecipando ai giochi dei figli, creava per loro occasioni di apprendimento e ne stimolava la curiosità verso tutto ciò che fosse ‘nobilmente bello’. Con le Lettere a Faustina Rosina Muzio Salvo tratteggia il profilo della perfetta donna italiana, in linea con il discorso risorgimentale e postunitario elaborato nella prima metà dell’Ottocento; una donna capace di sfuggire ai modelli dominanti, né interamente votata alla famiglia, al marito e al focolare, né completamente aliena alla domesticità e dedita soltanto agli studi. Il difficile compito che Muzio Salvo prospettava alle donne italiane fu messo in pratica dalla stessa autrice che, pur con difficoltà, seppe conciliare i doveri familiari con gli impegni culturali e sociali; riuscì a conquistare una libertà di espressione personale per sé e per la componente femminile della società, rivendicando l’importanza dell’istruzione e dell’educazione femminile come strumenti di formazione identitaria: questo il lascito più durevole della scrittrice siciliana che unì la sua voce a quelle di tante altre figlie d’Italia. Sembra che Rosina Muzio Salvo stesse lavorando alla riscrittura di un suo romanzo, quando, il 20 febbraio 1866, venne colta da un ictus che le fu fatale.
Attività letteraria
La prima raccolta poetica dell’autrice, Poesie di Rosina Muzio Salvo, fu pubblicata per i tipi di Clamis e Roberti a Palermo nel 1845. Si trattava di un volume d’occasione, nel quale l’autrice offriva in dono al padre alcuni poetici fiori «riuniti a mò di mazzolino». La silloge poetica riuniva le liriche e le traduzioni di Muzio Salvo, già pubblicate su diverse riviste siciliane, con i versi di più recente composizione, dai quali traspariva un dolore talvolta affettato insieme all’insofferenza per le ingiustizie sociali e la tirannide. Alcune poesie della raccolta erano dedicate agli affetti domestici come All’amatissima madre mia; altre davano spazio ai più deboli, alle figure oppresse da problematiche sociali e politiche come Un lamento, carme dove gli affamati e i loro bisogni restano inascoltati da un ricco signore; L’esule, nei cui versi un esule politico sconta la lealtà ai propri ideali con la lontananza dalla patria e dagli affetti; Ai Siciliani, componimento in cui la voce narrante si appella a un ideale di fratellanza cristiana, affinché i cittadini più agiati possano farsi carico delle sofferenze dei più poveri; Le Suore della Carità, dove le monache vincenziane si prendono cura di ammalati, moribondi, mendicanti e prigionieri, ovvero quella moltitudine abbandonata da un sistema turpe e vendicativo. La scelta di questi temi non solo affranca i versi di Rosina Muzio Salvo da un mero sentimentalismo, ma dimostra anche la particolare attenzione della poetessa al contesto politico e sociale siciliano el contesto siciliano .
La produzione letteraria di Rosina Muzio Salvo fu alquanto vasta e diversificata; l’autrice, infatti, insieme alla composizione di liriche si dedicò alla scrittura di romanzi, novelle in versi e racconti. Il suo primo romanzo, Adelina, risale al 1846 e, seguendo il modello dell’Ortis foscoliano, univa il tema dell’amore infelice con quello della passione politica. In seguito, Rosina Muzio Salvo compose la novella in versi Roberto (inclusa poi nella Strenna pel 12 gennaro 1849 a cura della Legione delle Pie Sorelle); i due romanzi Giovanni e Martina che, insieme ad Adelina, furono raccolti nel volume Prose e Poesie di Rosina Muzio Salvo pubblicato a Palermo nel 1852. Questa raccolta antologica riuniva le precedenti liriche edite nel 1845, alcune riviste e ampliate, con nuove composizioni quali: La Donna, Il dì dei morti, Corinna ad Osvaldo, A mia figlia. Negli anni a seguire si intensificò la produzione narrativa di Muzio Salvo; comparirono infatti altri e romanzi della scrittrice – Giannetta, Antonio e Brigida – e la novella in versi Matilde e Bice, tutti pubblicati a puntate sulla rivista La Favilla tra il 1857 e il 1858; mentre risale al 1862 il romanzo Dio ti guardi, pubblicato sulla rivista milanese Il Museo di Famiglia. Inoltre, la scrittrice era solita rielaborare i propri scritti, anche a distanza di tempo, sottoponendoli a uno scrupoloso lavoro di lima: fu il caso del racconto Giannina, confluito poi nel romanzo Le due contesse, pubblicato nel 1865; e del romanzo epistolare Giovanni, che l’autrice avrebbe voluto rinominare Lucia. Un testo poetico di Muzio Salvo – Scena lirica – apparve a stampa nel 1861 nella Strenna a cura dell’Associazione filantropica delle donne italiane guidata da Felicia Bevilacqua La Masa, a testimonianza dell’adesione dell’autrice alla celebrazione dell’avvenuta unità italiana.
Luoghi di produzione e relazioni intellettuali
Dalla testimonianza di Rosario Salvo di Pietraganzili, fratello della poetessa, è possibile rintracciare parte della rete intellettuale che dovette gravitare intorno a Rosina Muzio Salvo; una cerchia di conoscenze dalla salde convinzioni liberali che contribuì a fomentare lo spirito patriottico nonché il credo antiborbonico della futura scrittrice. Il trasferimento a Palermo nel 1838 fu fondamentale per la crescita personale e intellettuale dell’autrice che entrò in contatto con un ambiente culturalmente più aperto e vivace. Frequentò il salotto letterario dei marchesi Corradino e Sofia D’Albergo. Le visite mondane nella dimora dei marchesi D’Albergo furono per Rosina occasione di una personale promozione culturale; la scrittrice riuscì a conquistarsi uno spazio negli ambienti intellettuali palermitani, dove instaurò una solida rete di contatti. Tra le sue nuove amicizie, importante fu quella col classicista Francesco Paolo Perez, attestata da un carteggio riportato alla luce da Marta Riccobono, e con i fratelli Benedetto e Giambattista Castiglia. Proprio quest’ultimi nel 1841 accolsero Rosina Muzio Salvo fra i soci corrispondenti della loro rivista La Ruota (1840-1842). Tale collaborazione permise alla poetessa di pubblicare le sue traduzioni dall’inglese e dal francese e alcuni versi originali che sarebbero confluiti nelle raccolte poetiche degli anni successivi. Il carteggio con Perez contiene il riferimento a un viaggio dell’autrice a Napoli, dove ebbe modo di incontrare Basilio Puoti e Giuseppina Guacci Nobile. Dopo la pubblicazione delle prime opere in prosa, significativa fu la sua collaborazione, negli anni Cinquanta, con le riviste genovesi La donna e La donna e la famiglia che le consentirono di entrare in dialogo con il dibattito intellettuale nazionale sull’educazione femminile. La sua presenza è attestata anche tra le fila dell’Associazione filantropica delle donne italiane, fondata a Torino all’indomani dell’Unità nel 1861 da Felicia Bevilacqua La Masa, moglie di Giuseppe La Masa, e tra i capi dell’insurrezione siciliana.
Rosina Muzio Salvo non fu l’unica poetessa siciliana di epoca risorgimentale. Altre scrittici furono attive nell’area palermitana tra gli anni Quaranta e Sessanta dell’Ottocento: Giuseppina Turrisi Colonna, Concettina Ramondetta Fileti e Lauretta Li Greci. La conoscenza reciproca e la contiguità di intenti tra Rosina e queste autrici è attestata dai necrologi in versi che le poetesse componevano come atto di deferenza e rimpianto: ne scrisse uno Rosina Muzio Salvo, In morte di Lauretta Li Greci; Lauretta Li Greci stilò un elogio funebre A Giuseppina Turrisi Colonna e Concettina Ramondetta Fileti innalzò il canto In morte di Rosina Muzio Salvo. Nel carteggio con Muzio Salvo menziona la poetessa Giuseppina Turrisi Colonna, criticandone lo stile. Pur non rappresentando la prova di un incontro tra le due, il passo dimostra la conoscenza da parte dell’autrice termitana dell’opera della poetessa, allieva proprio di Perez, alla quale in seguito dedicherà una citazione in exergo nella novella in versi Roberto, pubblicata nella Strenna pel 12 gennaro del ‘49. A Ramondetta Fileti, indicata quale esempio virtuoso di arte poetica, è dedicato invece il trattato Sull’educazione. La stessa Muzio Salvo è ricordata da un’altra autrice siciliana, Cecilia Stazzone, che nel bozzetto Il 1848 in Palermo ne rievoca il ruolo di animatrice della Legione delle Pie Sorelle.
Poetica e pensiero
Le liriche di Rosina Muzio Salvo, sin dalla loro prima pubblicazione, furono ricondotte al sentimento patriottico risorgimentale e generalmente apprezzate più per i temi che non lo stile poetico. La scelta di una poesia impegnata, alta e civile nasceva dall’adesione dell’autrice agli ideali liberali e antiborbonici, nonché dal suo apprendistato letterario basato sulla lettura dei grandi poeti italiani. Particolarmente significativa fu la ricezione delle opere di Alfieri, Foscolo e Parini, assunti dall’autrice quali modelli poetici ed etici. Rosina Muzio Salvo, in effetti, contribuì alla causa risorgimentale non solo intonando l’amor di patria, come altre sue corregionali, ma impegnandosi in attività filantropiche e a sostengo dell’unità nazionale; si pensi al suo contributo alla fondazione della Legione delle Pie sorelle, o ancora alla riflessione sull’educazione e l’istruzione femminile, questione divenuta centrale nei suoi ultimi scritti. Nei suoi componimenti, la poetessa siciliana espresse un suo personale patriottismo caratterizzato dall’attenzione nei confronti delle donne e delle fasce popolari. La poesia dell’autrice si ispira dichiaratamente all’esempio dei grandi autori della tradizione letteraria italiana, affiancandovi la lettura di autori francesi e inglesi come Shakespeare, Byron, Sterne, De Staël, Lamartine. Inoltre, lo stile adottato da Muzio Salvo si rivela in buona parte debitore della scrittura in prosa, ampiamente praticata dall’autrice nel corso della sua vita ed esperienza letteraria.
L’autrice fu tra le prime donne in Italia a scrivere un romanzo (Adelina, 1845), scorgendo il potenziale creativo ed editoriale del genere. Optò in prima battuta per il modello epistolare sull’esempio dell’Ortis, già praticato da Orintia Romagnoli Sacrati con Le lettere di Giulia Willet (1818) e da Carolina Decio Cosenza con Le lettere di una Italiana (1825). L’esordio romanzesco di Muzio Salvo può infatti essere accostato, per trama e destinazione a un pubblico femminile, alla narrativa di tipo effusivo e di ambientazione contemporanea sperimentata dalle due autrici e in voga nell’Italia di primo Ottocento. Fin da Adelina Muzio Salvo individua il proprio anti-modello nel romanzo francese, accusato di indurre le lettrici alla corruzione morale. La polemica si riscontra anche nella prosa saggistica dell’autrice siciliana, tanto nelle Lettere a Faustina quanto in altri contributi apparsi su rivista (esemplare il caso del saggio All’erta, sorelle, all’erta pubblicato sulla rivista La donna nell’ottobre del 1856). I romanzi apparsi tra gli anni Cinquanta e Sessanta abbandonano il genere epistolare preferendo la narrazione in terza persona e proponendo adesso personaggi femminili in grado di veicolare modelli più netti, meglio spendibili ai fini dell’intento educativo dichiarato, poiché non attraversati da quelle contraddizioni e tensioni interiori che erano appartenute ad Adelina, e che tuttavia lo avevano reso un personaggio letterariamente riuscito. Gli ultimi lavori mostrano infine un rinvigorito interesse per le condizioni delle classi sociali più umili.
Critica e ricezione
La produzione letteraria di Rosina Muzio Salvo, fu talmente cospicua per i tempi da garantirle una certa notorietà. Nel saggio Sul Romanzo delle donne contemporanee in Italia, apparso anonimo sulle pagine de Il Politecnico, e a lungo attribuito a Carlo Catteneo, prima che Ricciarda Ricorda ne riconducesse la paternità a Paolo Lioy, Muzio Salvo è citata accanto a Carolina Percoto, come esempio consolidato di narrativa femminile italiana. La fama postuma dell’autrice è attestata anche dall’omaggio che le rivolsero alcuni suoi conterranei; tra questi la poetessa e amica Mariannina Coffa Caruso, che ne traccia un lusinghiero ritratto nell’ode In morte della nobile donna Rosina Muzio Salvo, e Giuseppe Pitrè, il noto storico e demoantropologo che, stilando la biografia della poetessa termitana, ne lodava la personalità ribelle e combattiva così come la volontà di autoaffermazione e l’impegno politico. Il nome di Rosina Muzio Salvo fu incluso nel volume I romanzieri italiani e stranieri. Gallerie di 52 biografie e ritratti, pubblicato nel 1868 dall’editore Treves che raccoglieva i profili biografici dei più noti romanzieri italiani ed europei; una sorta di riconoscimento della produzione in prosa dell’autrice siciliana che, insieme a George Sand, fu l’unica donna a comparire nella raccolta.
Nel 1869, Luigi Sampolo, genero dell’autrice, diede alle stampe l’edizione definitiva di tutte le opere di Muzio Salvo, sia in versi che in prosa, intendendo rispettare la volontà ultima della suocera e la cura con cui essa era solita rivedere ogni dettaglio dei suoi scritti. In tempi recenti la poesia dell’autrice siciliana è stata oggetto di alcuni contributi scientifici, nell’ambito della più generale riscoperta dei profili biografici e letterari delle scrittrici italiane del Risorgimento, e della specifica vicenda siciliana.
Opere e edizioni
Poesie di Rosina Muzio Salvo, Palermo, Tip. Clamis e Roberti, 1845.
Adelina, Firenze, Soc. Tip. sulle Logge del Grano, 1846.
Roberto, Palermo, Tip. Clamis e Roberti, 1849.
Prose e Poesie, Palermo, Tip. Clamis e Roberti, 1852.
Matilde e Bice, Palermo, Tip. Clamis e Roberti, 1857.
Giannetta, Palermo, Tip. Clamis e Roberti, 1858.
Versi, Palermo, Tip. del Giornale di Sicilia, a cura di Luigi Sampolo, 1869.
Racconti di Rosina Muzio Salvo, con alcuni scritti morali, Palermo, Tip. del Giornale di Sicilia, a cura di Luigi Sampolo, 1869.
Bibliografia
Bombara Daniela, Dare una voce a donne, poveri, emarginati: la proposta culturale della scrittrice siciliana Rosina Muzio Salvo, in Género y espresiones artísticas interculturales, a cura di Eva Maria Moreno Lago, Sevilla, Benilde edizione, 2018, pp. 58-79.
Bombara Daniela, L’amour fou tra spaesamento e straniamento in due scrittrici siciliane: Rosina Muzio Salvo e Cettina Natoli, «Incontri. Rivista europea di studi italiani», n. 36.1, 2021, pp. 75-90.
Castiglia Giambattista, Il mondo invecchiando migliora, «La Ruota», II, n. 15, 1842.
Lupo Laura, Rosina Muzio Salvo giornalista dell’Itala postunitaria: La proposta di un nuovo modello di donna, «Biblioteca di Rivista di studi italiani», XXXVIII, n.1, 2020, pp. 113-139.
Mori Maria Teresa, Figlie d’Italia. Poetesse patriote nel Risorgimento, Roma, Carocci, 2011.
Natoli Chiara, Scrittrici palermitane e rivoluzione, la ‘Strenna pel 12 gennaro 1849′, «Sinestesieonline», XIII, n. 43, 2024.
Riccobono Marta, ‘Nella dovuta decenza e modestia’ Versi civili e ricezione critica di quattro autrici siciliane del Risorgimento, Pisa, Tesi di perfezionamento in Letterature e Filologie Moderne, Scuola Normale Superiore, Pisa, 2020.
Riccobono Marta, Lo schermo protettivo della traduzione. Il caso di Giuseppina Turrisi Colonna, Rosina Muzio Salvo e Concettina Ramondetta Fileti, autrici siciliane di primo Ottocento, «Women and Gender in Italy» (1500-1900), n. 5, 2022, pp. 217-241.
Riccobono Marta, Voci dal Risorgimento siciliano. Il carteggio inedito tra Rosina Muzio Salvo e Francesco Paolo Perez, «The Italianist», 38 (3), 2018, pp. 310-333.
Sammarco Manuela, Letterate e partecipazione politica al 1848 palermitano: l’esperienza di Rosina Muzio Salvo, «Dimensioni e problemi della ricerca storica», n. 2, 2006, pp. 143-165.
Verdirame Margherita, Narratrici e lettrici, (1850- 1950). Le letture della nonna dalla contessa Lara a Luciana Peverelli, Limena, Libreriauniversitaria.it, 2009.
Pitrè Giuseppe, Nuovi profili biografici di contemporanei italiani, Palermo, Tip. A. Di Cristina, 1868, pp.112-128.
Ricorda Ricciarda, Per la corretta attribuzione del Romanzo delle donne contemporanee in Italia (1863), in Studi sul Sette-Ottocento offerti a Marinella Colummi, a cura di Serena Fornasiero e Silvana Tamiozzo, Venezia, Ca’ Foscari, 2015, pp. 213-223.
Salvo di Pietraganzilli Rosario, Angiola e Maso. Novella, in «La Favilla. Giornale di scienze, lettere, arti e pedagogia», I, s.n., 1863, pp. 696-734.
Sodini Elena, Il fondo Bevilacqua: un itinerario tra famiglia, patriottismo femminile ed emancipazione, in Scritture femminili e storia (sec. XIX-XX), a cura di Laura Guidi, Napoli, ClioPress, 2004, pp. 331-350.
Tatti Silvia, Licameli Chiara, Scrittrici italiane tra Ottocento e Novecento, Brescia, Morcelliana, 2023.
Testi digitali
Muzio Salvo Rosa, Poesie di Rosina Muzio Salvo, Palermo, Clamis e Roberti, 1845.
Muzio Salvo Rosa, Roberto, in Strenna pel 12 gennaro del 1849, Palermo, Clamis e Roberti, 1849, pp. 67-114.