Tarquinia Molza

a cura di Giuseppe Guarracino

Tarquinia Molza (1542 – 1617) è stata una poetessa, musicista e cantante modenese di età rinascimentale.  

«Eran le vostre lagrime nel viso,
Donna, quel dì a vederle
qual in vermiglio vel candide perle;
ed io gridava agli occhi
'Con l’ardor che farete,
se con l’umor m’ardete?'»

T. Molza, Eran le vostre lagrime nel viso

Vita e formazione
Tarquinia Molza nacque a Modena il primo novembre del 1542. Figlia di Camillo, primogenito del poeta Francesco Maria Molza, crebbe in una famiglia colta, mostrando fin da bambina particolare predisposizione per gli studi. Il primo maestro di Tarquinia fu Giovanni Bettari, che la avviò alle scienze matematiche e alle arti. Alla morte del padre, nel 1558, venne promessa sposa al cavalier Paolo Porrino. Dal matrimonio, celebrato nel 1560, non nacquero figli, e Tarquinia poté riprendere liberamente gli studi, approfondendo l’apprendimento delle lingue (fu allieva, tra gli altri, dello studioso di lirica provenzale Giovanni Maria Barbieri e dell’oratore Lazzaro Labadini), dell’astronomia (con Antonio Guarini) e soprattutto della musica, apprendendo, con l’aiuto di numerosi maestri, l’esecuzione del clavicembalo, del liuto e della viola da gamba e specializzandosi nel canto.   

La fama di virtuosa di Tarquinia si diffuse velocemente in tutto il ducato estense, anche perché Molza fu favorita dal duca in persona, Alfonso II. A Modena, nel 1568, il duca prese parte a una memorabile esibizione della cantante e scelse di renderle omaggio vestendone i colori dell’insegna in una giostra organizzata per festeggiare la sua visita. Al successo musicale, si aggiunse la notorietà letteraria, testimoniata ad esempio dagli omaggi di Giacomo Antonio Buoni (Del terremoto, 1575) e da un sonetto di Torquato Tasso (Donna ben degna che per voi si cinga), che Molza probabilmente conobbe nello stesso 1568.  
Particolarmente importante nella vita di Tarquinia fu l’incontro con Francesco Patrizi da Cherso, avvenuto nel 1575. Con Patrizi, Molza approfondì per due anni lo studio del greco e della filosofia, oltre all’astronomia e allo spagnolo. Il magistero terminò nel 1577 con la partenza di Patrizi per Ferrara. Da questo scambio intellettuale, nacque un progetto letterario: sempre nel 1577 Patrizi cominciò la stesura di un dialogo sulla natura di amore, L’amorosa filosofia. Interrotto alla quarta giornata, forse per la morte di Porrino (1579), il dialogo ha come protagonista Tarquinia, celebrata in quanto virtuosa ed esperta di filosofia.  

Dopo la morte del marito e dopo un lungo corteggiamento da parte della corte estense, nel 1583 anche Molza si trasferì a Ferrara, dove prese parte alle attività del Concerto delle dame, un’iniziativa voluta direttamente dalla duchessa Margherita, e che coinvolgeva tre celebri virtuose, Livia d’Arco, Laura Peperara e Anna Guarini. Per il concerto Molza svolse principalmente compiti di supervisione, che le valsero la nomina a dama d’onore di Margherita. A Ferrara, frequentò i principali intellettuali, compositori e musicisti del tempo, tra cui Giovan Paolo Virchi e Jacques de Wert. Proprio i rapporti con quest’ultimo causarono, nel 1589, il suo allontanamento dalla corte. Fu accusata, infatti, di intrattenere una relazione indecorosa con il compositore, probabilmente a seguito di un complotto ordito da altri cortigiani invidiosi della fama di de Wert.  
Tornata a Modena, Molza continuò a ricevere intellettuali e artisti, facendo della sua casa il principale salotto letterario della città. Nel 1600, prima donna in assoluto, ricevette la cittadinanza onoraria dal Senato romano per meriti musicali e poetici. 
Morì l’8 agosto del 1617.   

Attività letteraria
Nell’Amorosa filosofia, elogiando le capacità artistiche di Tarquinia, Francesco Patrizi la descrive come autrice di numerosi sonetti e madrigali. Tuttavia, il corpus di poesie di Molza appare oggi tutt’altro che ampio: restano soltanto una trentina di componimenti, tra loro molto eterogenei (madrigali, sonetti, epigrammi, tetrastici, etc.). Gran parte di queste poesie sono raccolte in un volume settecentesco a lei dedicato (Opuscoli inediti di Tarquinia Molza modenese, 1750), che contiene anche la traduzione di due dialoghi platonici (il Carmide, completo, il Critone, incompleto); e nel terzo volume della raccolta delle poesie del nonno, Franceso Maria Molza, anch’esso pubblicato nel Settecento a cura di Pierantonio Serassi (Delle poesie volgari e latine di Francesco Maria Molza, 1754). Altri componimenti, invece, comparvero in alcune raccolte antologiche cinquecentesche, come i Carmina diversorum illustrium poetarum ad illustrissimam Ioannam Castriotam (1585) e La ghirlanda della contessa Angela Bianca Beccaria (1595). Un sonetto, infine, è tradito solo dall’Amorosa filosofia, rimasta inedita fino al 1963.  
Poiché più fonti ricordano le capacità di improvvisazione di Tarquinia, è probabile che una parte della produzione molziana avesse natura performativa. Ma lo scarso numero di componimenti superstiti fa sospettare che l’attività poetica fosse comunque collaterale a quella di musicista e cantante. 
Tre madrigali di Molza furono musicati già negli anni Settanta del Cinquecento: Ne la dolce stagion di primavera; La luce, occhi miei lassi; ed Eran le vostre lagrime nel viso.  

Luoghi di produzione e relazioni intellettuali
Le prime testimonianze delle attività letterarie di Molza risalgono alla seconda metà degli anni Sessanta, e provengono principalmente dalla sua città natale, Modena. Come poetessa, Molza è elogiata anche nell’Amorosa filosofia di Francesco Patrizi, nel quale i suoi madrigali sono accostati a quelli di Tasso e Battista Guarini. Nella stessa opera, in quanto principale interlocutrice di Patrizi, Molza è colei che espone la teoria amorosa che dà il titolo al libro. La scelta di destinarle questo ruolo, sebbene il dialogo non sia stata pubblicato, deve aver contribuito a diffondere la fama di Tarquinia, testimoniata dagli elogi, tra i tanti, di Annibale Romei, Angelo Grillo, Giulio Cesare e Pedro Pablo de Ribeira. Dopo aver lasciato Modena, Patrizi coltivò comunque buoni rapporti con Molza, celebrando la loro amicizia nel terzo volume delle Discussiones peripateticae (1581), lodandola nella dedica della Poetica (1586) e inviandole alcune lettere. 

Molza è ricordata più volte anche da Torquato Tasso, con cui intrattenne una breve corrispondenza poetica. Durante gli anni di prigionia a Sant’Anna, anche Tasso scelse di fornire a Tarquinia un ruolo importante in due sue dialoghi, Il Ghirlinzone ovvero l’epitaffio e il Molza ovvero dell’amore. In entrambe le opere, si discute di questioni filosofico-letterarie, e Molza è ritratta come un’interlocutrice privilegiata, esperta di filosofia e letteratura.  
L’attività artistica e gli omaggi degli intellettuali diffusero la fama di Molza in tutta la penisola. Un suo sonetto, ad esempio, è antologizzato nella raccolta Carmina diversorum illustrium poetarum ad illustrissimam Ioannam Castriotam, dedicata alla duchessa di Nocera Giovanna Castriota Carafa. Ma il principale documento che attesta l’apprezzamento panitalico delle doti di Molza è sicuramente il tributo della cittadinanza onoraria che il senato romano le conferì nel 1600.  

Poetica e pensiero
La frammentarietà del corpus di poesie di Molza non impedisce una parziale ricostruzione delle caratteristiche della sua produzione letteraria. Il filone più omogeneo è senz’altro rappresentato dai madrigali. Si tratta di componimenti che presentano una struttura ricorrente: sono di argomento amoroso, sono fondati su contrapposizioni logico-formali e abbondano di figure retoriche della contraddizione (adynaton, ossimori, etc.).  
Nel corpus madrigalesco, troviamo O quanto volte mi ritorna a mente, un componimento filosofico, nel quale Molza ripercorre le tappe dell’innamoramento, seguendo alla lettera quanto indicato sull’argomento nel Fedro di Platone. Il madrigale è trascritto da Patrizi nell’Amorosa filosofia a prova della duttilità delle conoscenze filosofiche di Tarquinia. Elementi platonici si ritrovano anche in altre poesie, come nel sonetto Mirate, occhi miei lassi, intento e fisso, dedicato al marito morente, nel quale l’amore è descritto come una mania il cui fine ultimo è la contemplazione della verità. Meno originali, invece, risultano le traduzioni del Carmide e del Critone.  
Un altro nucleo tematico è rappresentato dalla crudeltà dell’innamorato (Voi pur anima mia; Dopo l’aspra partita in gran dolore). Anche in questo caso Molza manifesta una certa passione per le contrapposizioni logico-formali e per il gioco linguistico. Come in Qual vite al campo sola, forse il madrigale più famoso di Tarquinia, dedicato alla vedovanza e alla mancanza del marito, nel quale la poetessa si identifica in una vite priva del suo olmo. La passione per l’artificio retorico e per l’arguto è presente anche negli epigrammi (in lingua, in latino e persino in modenese, nei quali risalta la vena ironica di Molza) e nei sonetti d’occasione. Un aspetto che fa di Tarquinia una partecipante a quel processo di rinnovamento del petrarchismo bembesco, caratteristico dell’area estense nel secondo Cinquecento. 

Critica e ricezione
La popolarità di Molza termina già nei primi decenni del Seicento. Tra Sette e Ottocento, i pochi riferimenti che la riguardano provengono da ambienti modenesi, spesso in relazione all’attività letteraria del nonno. Una nota su Tarquinia è nella Biblioteca modenese (1783) di Tiraboschi; altri due interventi dedicati alla sua figura sono di Carlo Malmusi, presidente dell’Accademia di scienze, lettere e arti di Modena (Delle relazioni di amicizia e di affetto fra Tarquinia Molza celebratissima letterata modenese e Torquato Tasso, 1862; e Di due celebri donne modenesi del secolo decimo sesto: Ersilia Cortese e Tarquinia Molza, 1866-1867).  
Oggi, i componimenti di Molza sono riuniti nelle tesi di laurea La figura letteraria di Tarquinia Molza di Francesco Prandini e L’attività letteraria e musicale di Tarquinia Molza di Federica Pagnacco, entrambe discusse a metà degli anni Novanta. Importanti notizie sulla sua vita e sulle attività del Concerto delle dame vengono da Cronistoria del Concerto delle dame principalissime di Margherita Gonzaga d’Este (1989) di Elio Durante e Anna Martellotti, sicuramento lo studio più completo dedicato alla poetessa, insieme alla voce Tarquinia Molza del dizionario biografico degli italiani, stilata da Nicola Catelli.  
L’unico saggio dedicato all’attività letterari di Molza è L’insegnamento di Patrizi in alcuni madrigali di Tarquinia Molza di Maria Grazia Cavallari. Più frequenti, invece, gli studi che guardano alla sua attività musicale. 

Opere e edizioni
Carmina diversorum illustrium poetarum ad illustrissimam Ioannam Castriotam, Vici Aequensis, apud Iosephum Cacchium, 1585.
La ghirlanda della contessa Angela Bianca Beccaria, a cura di Stefano Guazzo, in Genova per gli eredi di Girolamo Bartoli, 1595. 
Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d’ogni secolo, II, a cura di Luisa Bergalli, in Venezia, appresso Antonio Mora, 1726.  
Opuscoli inediti di Tarquinia Molza modenese, a cura di Domenico Vandelli, in Bergamo appresso Pietro Lancellotti, 1750.  
Delle poesie volgari e latine di Francesco Maria Molza, III, in Bergamo appresso Pietro Lancellotti, 1754, pp. 22-38. 
Testi antichi modenesi dal secolo XIV alla metà del secolo XVII, a cura di Francesco Lorenzo Pullè, Bologna, Romagnoli-Dall’Acqua, 1891.  
Rime inedite del Cinquecento, a cura di Ludovico Frati, Bologna, Romagnoli-Dall’Acqua, 1918. 
Antologia delle scrittrici italiane dalle origini al 1800, a cura di Jolanda De Blasi, Firenze, Nemi, 1930.  
L’altro Novecento nella poesia italiana. La poesia femminile in Italia, con rassegna storica dal ’200 all’800, a cura di Vittoriano Esposito, Milano, Bastogi, 1995. 
Epigrammi italiani. Da Machiavelli e Ariosto a Montale e Pasolini, a cura di Gino Ruozzi, Torino, Einaudi, 2001. 
La poesia mariologica dell’Umanesimo latino. Testi e versione italiana a fronte, a cura di Clelia Maria Piastra, Firenze, Simel Edizioni del Galluzzo, 2002.

Bibliografia
Catelli Nicola, Tarquinia Molza, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 75 (2011).  
Cavallari Maria Grazia, L’insegnamento di Patrizi in alcuni madrigali di Tarquinia Molza, in Francesco Patrizi filosofo platonico nel crepuscolo del Rinascimento, a cura di Patrizia Castelli, Firenze, Olschki, 2002, pp. 129-138. 
Di Pietro Paola, La biblioteca di una letterata modenese del Cinquecento, Tarquinia Molza, «Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi», 10, VIII (1973), pp. 55-64.  
Durante Elio e Martellotti Anna, Cronistoria del Concerto delle dame principalissime di Margherita Gonzaga d’Este, Firenze, Spes, 1989.  
Malmusi Carlo, Delle relazioni di amicizia e di affetto fra Tarquinia Molza celebratissima letterata modenese e Torquato Tasso, «Memorie della R. Accademia di scienze, lettere e arti in Modena», IV, 1862, pp.167-187.  
Malmusi Carlo, Di due celebri donne modenesi del secolo decimo sesto: Ersilia Cortese e Tarquinia Molza, «Memorie della R. Accademia di scienze, lettere e arti in Modena», VII, 1866-1867, pp. 7-19.  
Riley Joanne M., Tarquinia Molza (1542-1617): A Case Study Of Women, Music And Society In he Renaissance, in The Musical Woman, ed. by Judith Zaimont, Catherine Overhauser, Jane Gottlieb, New York, Greenwood Press, 1988, pp. 470-493.  
Stras Laurie, Musical portraits of female musicians at the Northern Italian courts in the 1570’s, in Art and music in the early modern period. Essays in memory of Franca Trinchieri Camiz, ed. by Katherine McIver, Aldershot, Routledge, 2003, pp. 145-171. 
Tiraboschi Girolamo, Biblioteca modenese, III, Modena, Società tipografica, 1753, pp. 244-253.  
Ulffers Christopher, A study of the musical influence of T. M. on Patrizi’s «L’amorosa filosofia», in Francesco Patrizi filosofo platonico nel crepuscolo del Rinascimento, a cura di Patrizia Castelli, Firenze, Olschki, 2002, pp. 139-164. 


Autrice Molza Tarquinia
Secolo XVI
Genere letterario Poesia
Testi digitali Libro antico