Teresa Gnoli Gualandi

a cura di Chiara Licameli

Teresa Gnoli Gualandi (1833-1886) è stata una poetessa romana vissuta nell’Ottocento.

«Ah, sor scolaretto, avete paura? Carmatevi… Non son mica de quelle io che si mettono le mani ai fianchi, e v’appuntano in petto lo spadino… Non so, de quelle, no: io vi rido in faccia, vi guardo come si guarda l’immondezza della strada, che se sta attenti che non sporchi l’abito, e le si da un calcio».

T. Gnoli Gualandi, L’Ottobrata

Vita e formazione
Figlia del conte ferrarese Tommaso Gnoli e di Maddalena Dini, originaria di Gioiella, Teresa nacque a Roma il 23 agosto 1833. La giovane crebbe in un contesto culturale vivace, in cui la scrittura era praticata assiduamente dal padre, amico di Giuseppe Gioachino Belli, dalla sorella Elena e dal fratello Domenico. La madre Maddalena, a sua volta autrice di versi che non ci sono pervenuti, era una donna di cultura, in contatto con Pietro Giordani, che curò con grande attenzione l’educazione dei sette figli. Teresa condusse i suoi primi studi presso le scuole del Monastero di Santa Rufina in Trastevere e poi, come era consuetudine nella Roma del tempo, continuò la sua educazione in casa, sotto la guida della celebre improvvisatrice Rosa Taddei e di una insegnante di lingua francese.

L’omicidio di Pellegrino Rossi nel 1848 e i rivolgimenti che seguirono sconvolsero la famiglia Gnoli. Tommaso, legato a doppio filo al governo pontificio per via delle sue numerose cariche, tra cui quella di decano degli avvocati concistoriali, decise di fuggire nel maggio del 1849 con la famiglia in Toscana, a Montepulciano, dove trovò ospitalità presso la casa della sorella della moglie, Clementina, e di suo marito Torello Tarugi.  Gli Gnoli torneranno a Roma pochi mesi dopo, nel settembre del 1849, ma l’esperienza della fuga rocambolesca e del breve esilio resteranno impresse nella memoria di Teresa. Gli anni ’50 furono carichi di momenti significativi nella vita dell’autrice. Teresa entrò in contatto con il gruppo dei poeti della Strenna Romana e, sebbene afflitta della perdita della madre nel 1850, della sorella Elena nel 1857 e dell’amico Giovanni Torlonia nel 1858, diventò una delle personalità letterarie più significative della città.

Nel 1863 l’autrice sposò il dottor Giovanni Gualandi, specializzato nella cura dei sordomuti e delle malattie mentali, e si trasferì a Frascati, dove i due aprirono una casa di salute nella propria abitazione. Il progetto, tuttavia, non andò buon fine, e i coniugi si trasferirono a Grottaferrata, dove coltivarono un vigneto. Avvilita dalle ristrettezze economiche Teresa affrontò degli anni difficili, in cui tuttavia prese l’abitudine di organizzare nei mesi estivi cene e incontri di poesia. Accantonato anche il progetto avviato a Grottaferrata i coniugi Gualandi tornano a Roma, dove Giovanni venne nominato segretario dell’Istituto De Merode, presso palazzo D’Altemps, e Teresa iniziò a insegnare lettere. I meriti di scrittrice e insegnante di Teresa non passarono inosservati a papa Leone XII, che nel 1879 invitò la donna ad aprire un istituto di istruzione femminile: è così che l’autrice divenne direttrice e insegnante di materie letterarie dell’Istituto superiore femminile di Santa Caterina a Roma. Gli impegni scolastici si affiancano negli anni successivi alla ripresa dei progetti per la cura dei sordomuti e nel 1884, assieme al marito Giovanni, Teresa fondò l’Istituto per sordomuti Gualandi. La scrittrice si spense due anni dopo, il 14 novembre 1886, a causa di un male incurabile.

Attività letteraria
Teresa Gnoli iniziò a improvvisare versi sin dall’età di sette anni e il suo primo sonetto, dal titolo La vera patria, venne pubblicato per intercessione di Oreste Raggi sul «Giornale arcadico» quando la giovane autrice aveva solo dieci anni. Appena undicenne Teresa venne iscritta in Arcadia con il nome di Irmida Aonia e in seguito diventò membro anche dell’accademia Tiberina. Il consenso letterario che ottenne negli anni successivi è da ricondurre soprattutto ai versi di contenuto patriottico: l’inno Siam tutti fratelli, edito nel 1848 su «La donna italiana», ebbe un buon successo di pubblico e in seguito venne musicato. La prima raccolta sistematica di versi di Teresa venne edita nel 1856, in un volume miscellaneo pubblicato in occasione della monacazione della cugina Vincenzina Tarugi con il titolo Offerta di poesie di sacro o pietoso argomento, in cui trentadue dei trentacinque componimenti erano scritti di suo pugno. Successivamente l’autrice trovò uno spazio per pubblicare i propri versi nelle raccolte dei poeti della Strenna romana I fiori della campagna romana (1857), Omaggio a Giannina Milli (1857) e Strenna romana per l’anno 1858. La prima, e ultima, raccolta individuale di versi dell’autrice venne edita nel 1858 a Firenze grazie all’aiuto dell’amico Giovanni Torlonia, con il titolo Torquato Tasso a Sorrento, dramma lirico e poesie varie. Scomparso Torlonia, principale finanziatore delle pubblicazioni del gruppo di poesia, Teresa pubblicò i suoi versi principalmente in raccolte miscellanee di tipo encomiastico o celebrativo, ma continuò a scrivere in modo assiduo e a improvvisare versi. Il suo dramma lirico su Tasso, già messo in scena una prima volta a casa di Giovanni Torlonia nel 1857, venne musicato da Giuseppe Branzoli e rappresentato il 2 luglio 1860 presso l’accademia Filarmonica, con il noto tenore Carlo Negrini nel ruolo del protagonista.

Significativa è la partecipazione della scrittrice con il componimento Al vedere il dipinto di Ary Scheffer che rappresenta Dante e Beatrice all’Appendice alla Strenna Veneziana per l’anno 1866, coordinata da Eugenia Pavia Gentilomo Fortis, cui vennero invitate le autrici più in vista d’Italia. Negli anni della maturità Teresa collaborò con diverse riviste, tra cui «L’osservatore romano», «La Liguria», «Gli Studi in Italia» e la bolognese «La madre di famiglia: periodico italiano di mode, lavori, letterature ed arti» sulla quale pubblicò versi e i racconti educativi Il Serto nuziale e Il Giuoco della Regina
La gran parte degli scritti dell’autrice restò inedita e conservata nel ricchissimo archivio di famiglia, in cui si trovano opere legate perlopiù a una circolazione tra conoscenti, che comprendono versi, prose, scritture private e quattordici scritti teatrali. Questi ultimi sono uno spazio di espressione privilegiato dall’autrice, che sperimentò drammi di tema patriottico come Maria di Brabante (1851), ulteriori melodrammi, tra cui I figli della sventura, musicato da Luigi Moroni nel 1881, ma anche commedie. Tra queste alcune vennero sicuramente rappresentate, come L’Anello della madre (1863) messo in scena presso l’accademia Filodrammatica di Palombara Sabina. Vera protagonista delle commedie della maturità, specie dopo il ’65, è la Roma del popolo, che Teresa affresca tramite l’uso del romanesco.

Luoghi di produzione e relazioni intellettuali
Le frequentazioni dei genitori e il clima culturale della Roma del tempo, visitata da numerosi viaggiatori per il Grand Tour, consentirono a Teresa di intrattenere relazioni con figure significative italiane ed europee. Oreste Raggi rivolse il suo primo articolo su Teresa, edito sul «Giornale arcadico», alla nota poetessa romana Elena Montecchi Torti. Il padre Tommaso inviò l’Offerta di poesie di sacro o pietoso argomento a Luigi Mercantini, che apprezzò la raccolta e invitò la giovane a collaborare al periodico «La donna: foglio settimanale di scienze morali e naturali, di letteratura e arti belle», di cui era direttore. Lo scambio con Mercantini consentì ai versi di Teresa di arrivare anche a Niccolò Tommaseo, che espresse un giudizio altrettanto positivo. La frequentazione del gruppo dei poeti della Strenna romana, composto tra gli altri da Giovanni Torlonia, Paolo Emilio Castagnola, Giambattista Maccari, le diede modo di intrattenere relazioni culturalmente proficue e di approfondire la conoscenza della letteratura europea, di cui Torlonia era un ammiratore. I viaggiatori Charles Eliot Norton e Ferdinand Gregorovius, in visita a Roma nel 1856, rimasero molto colpiti dalle capacità di improvvisatrice della poetessa e ne parlarono nei loro racconti di viaggio. Anche Giannina Milli conobbe Teresa grazie a un viaggio Roma nel 1857 e le restò legata in una lunga amicizia. Giannina, che le dedicò la sua raccolta di Poesie (1858), fu anche il tramite grazie al quale Teresa ebbe modo di incontrare la viaggiatrice Louise Colet nel 1861. I carteggi privati evidenziano inoltre che l’autrice riservò copie dei suoi scritti anche per Caterina Franceschi Ferrucci e Massimina Fantastici Rosellini.

Poetica e pensiero
La produzione poetica di Teresa Gnoli si lega in una fase iniziale a versi patriottici che riflettono la temperie risorgimentale. La spinta all’amor patrio e alla fratellanza di scritti come l’inno Siam tutti fratelli, non corrispondono tuttavia al desiderio di una Italia unita sotto il governo dei Savoia, ma piuttosto alla ripresa di una retorica consolidata che attinge a immagini e temi condivisi, come ad esempio la riflessione sulle pene dell’esilio attraverso le figure di Dante o di Tasso. L’autrice assiste dunque con sgomento alla Breccia di Porta Pia e teme che l’annessione di Roma al Regno d’Italia segnerà il declino della religione cattolica, una posizione diffusa nell’ex Stato Pontificio. Il suo dissenso è manifesto nel componimento Sulla profanazione di Roma. Lamento di una romana, edito sulla rivista «La Fedeltà» nel 1871.
Tra i modelli di riferimento dell’autrice emergono autori della tradizione, come Dante, Petrarca, Guinizzelli, ma non mancano rimandi alla poesia più recente, attraverso riferimenti a Berchet, Prati, Foscolo e Leopardi. La scrittura dell’autrice è in linea con il suo tempo: versi religiosi, encomiastici e celebrativi si affiancano a brani che elaborano riflessioni civili, topoi della tradizione, considerazioni più intime. Teresa si cimenta in generi affermati nella contemporaneità, come il carme sepolcrale e la ballata romantica e ricorre a un frequente riuso non solo dei versi dei grandi autori, ma anche delle grandi figure della letteratura, specie femminili, rese nuovamente protagoniste. Nell’Incontro di Beatrice e Laura le due si incontrano nell’Aldilà e dialogano sui loro amori perduti, Dante e Petrarca; nell’inedita Epistola di Eleonora a Tasso la donna rivolge parole d’amore al poeta. Protagonisti di altri scritti sono anche Dante e Leopardi, che intervengono non solo come fonti, ma anche come personaggi letterari. Leopardi è protagonista nel poemetto Un’Anima grande o Gioia e Malinconia, scritto sul modello delle Operette morali. Il poeta si confronta con la Gioia e la Malinconia in un dialogo in cui infine un coro di poeti lo convince a cedere alle lusinghe della seconda. Dante è personaggio assieme ai protagonisti della sua Commedia nel dramma inedito Dante in Firenze, in cui torna il tema patriottico. Sono proprio gli scritti teatrali lo spazio in cui l’autrice formula le sue riflessioni più complesse: il rapporto tra padri e figli, il confine tra dovere ed etica, le responsabilità dell’artista nei confronti del proprio genio, il ruolo delle donne nella società. Nelle commedie l’uso del dialetto è uno strumento per connotare i suoi personaggi di una cifra identitaria marcata. 
Tra le riflessioni della scrittrice non mancano le considerazioni di carattere pedagogico, vòlte all’educazione civile delle giovani donne, anche in questo caso in accordo con un sistema di valori condiviso con diverse educatrici del tempo, come Caterina Franceschi Ferrucci, Luisa Amalia Paladini o Caterina Percoto. Le protagoniste delle novelle di Teresa, messe a dura prova, scelgono la via della virtù e diventano modelli esemplari per le giovani lettrici.

Critica e ricezione
Teresa ebbe una certa notorietà in area romana sin da giovanissima, grazie all’impegno del padre e di Oreste Raggi. I viaggiatori come Gregorovius, che commentò le improvvisazioni della poetessa nel suo Passeggiate per l’Italia, contribuirono a diffondere la fama dell’autrice fuori Roma. Quest’ultimo in particolare sottolineò la cifra stilistica personalissima dell’autrice, difficilmente inquadrabile in una corrente letteraria. Domenico Gnoli, ne I poeti della scuola romana, conferma questa visione e ricorda quando i contemporanei dibattevano senza soluzione sui versi della sorella chiedendosi se fossero classici o romantici. A giudizio del poeta e critico, Teresa, assieme a Giambattista Maccari, era la personalità letteraria più nota di Roma.
La critica recente è tornata a soffermarsi sull’autrice con nuovi contributi che ne hanno esaminato la scrittura anche a fronte di una rilettura complessiva della cultura letteraria della Roma del tempo.

Fondazioni e archivi
L’archivio privato della famiglia Gnoli, a Cagli, nelle Marche, conserva cinque faldoni che raccolgono la produzione letteraria di Teresa Gnoli, in gran parte inedita, e parte della sua corrispondenza. Nel fondo Milli della Biblioteca provinciale Melchiorre Dèlfico di Teramo è conservato un nucleo consistente di lettere inviate da Teresa a Giannina Milli.

Opere e edizioni
La vera patria, in Oreste Raggi, Sopra un sonetto di Teresa Gnoli decenne, «Giornale Arcadico», XXV, 1844, vol. C, p. 73.
La rosa, in Oreste Raggi, Sui colli albani e tuscolani, Roma, Puccinelli, 1844, pp. 218-219.
O d’orfanella mesta compagnia, in In morte della Baronessa Anna Maria Grazioli, Roma, Monaldi, 1846, p. 23.
Siam tutti fratelli, «La donna italiana», 1848, n.3, p. 11.
Siam tutti fratelli: inno italiano, Roma, Martelli, [1848], musica di Tomas Genoves y Lapetra.
Barcarola nella tempesta in mare. Qual cupo fremito, parole della contessa Teresa Gnoli, Roma, Martelli, [1850?], musica di Rayes Scotto Michele.
La Tempesta in mare, in Il fiore strenna poetica italiana compilata da Ubaldo M. Solustri per l’anno 1855, Roma, Tipografia Legale, 1855, pp. 90-93.
Offerta di poesie di sacro o pietoso argomento per vestizione religiosa di Vincenzina de’ Tarugi, Roma, Contedini, Roma, 1856.     
I fiori della campagna romana, Strenna poetica, Roma, Salviucci, 1857.
Omaggio a Giannina Milli, Firenze, Le Monnier, 1857.    
L’incontro di Beatrice e Laura, «La donna: foglio settimanale di scienze morali e naturali, di letteratura e arti belle», a. III, 1857, pp. 84-85.
Strenna romana per l’anno 1858, Firenze, Le Monnier, 1858.
Torquato Tasso a Sorrento dramma lirico e poesie varie, Firenze, Editori della strenna romana, 1858.
L’immacolata e i martiri giapponesi difensori di Pio IX, «La Liguria», a. II, 1862, pp. 14-17.
A Maria Santissima addolorata nell’occasione del quinquennio che si festeggiò in di lei onore nella chiesa cattedrale della città di Frascati il dì VII luglio MDCCCLXV, «La Vergine», a. II, 1865.
Al vedere il dipinto di Ary Scheffer che rappresenta Dante e Beatrice, in Appendice alla Strenna Veneziana per l’anno passato, «Strenna Veneziana”, a. V, 1866, pp. 133-136 [2a Ed. in Antologia didattica, a cura di Raffaello Rossi, Firenze, Tofani, 1872, vol. I, pp. 458-460];
Oh madre mia, di morte il bacio io sento, in In morte di Giulia Cagiati, Roma, Salviucci, 1866, pp. 38-39.
L’orfanella: melodia, musica di Luigi Moroni, Milano, Ricordi, 1867.
Per la Gloriosa Canonizzazione dell’Arcivescovo e Martire Beato Giosafat Kunciewiez dell’Ordine di S. Basilio, cantica di Teresa Gnoli in Gualandi, «Il Veridico», a. VII, 1 agosto 1868.
– Ah non partir! –, gridò il materno amore, in Poesie per Bettina Alessandretti, Imola, Galeati, 1868, p. 76 [2a Ed. «La madre di famiglia», a. IV, 1868, p. 315].
I figli del povero, «La madre di famiglia», a. V, 1869, p. 12
Poesie della contessa Teresina Gnoli Gualandi, «La madre di famiglia», a. V, 1869, pp. 64-68.
Poesie della contessa Teresina Gnoli Gualandi, «La madre di famiglia», a. V, 1869, pp. 111- 112.
Episodio della vita di San Bernardo: terzine, «La madre di famiglia», a. VI, 1870, pp. 50-51.
Inno a Dio; Bibliografia: La Famiglia Reydel, «La madre di famiglia», a. VI, 1870, pp. 71, 87.
La madre dei dolori, «La madre di famiglia», a. VI, 1870, pp. 187-189.
Il Serto nuziale, «La madre di famiglia», a. VI, 1870, pp. 194-196, 224-226, 253-254.
Il Giuoco della Regina, «La madre di famiglia», a. VII, 1871, pp. 16-19, 37-41, 69-70.
O Cuor, che dé tuoi vividi splendori, «La voce della verità», a. I, 16 giugno 1871.
O Cuor, che dé tuoi vividi splendori, «L’osservatore romano», a. XI, 16 giugno 1871.
È il giorno ancor della terribil prova, «L’osservatore romano», a. XII, 5 marzo 1872.
Sulla profanazione di Roma. Lamento di una romana, «La Fedeltà», a. I, 1871, p. 56.
Il Naufragio: ballata, a cura di Luigi Moroni, Milano, Ricordi, 1876.
La stella di Pio Nono, Roma, Editrice Romana, 1878.
A Santa Cateria di Alessandria. Ode, «La rassegna italiana», 1881, pp. 547-548.
L’angelico dichiarato patrono di tutte le scuole cattoliche, «Gli Studi in Italia», a. VI, 1883, vol. I, pp. 401-404.
All’amico afflitto, Stuol di leviti dalla Tiberina, A Giovanni Gualandi, «Effeta», a. VIII, 1913, pp. 59-63.
La solitudine, La Patria, La notte, Il «Non ti scordar di me!», Una madre indiana, L’orfanella, L’Incontro di Beatrice e Laura, Le Ricordanze della campagna, Inno d’Omero al Sole, Le Catacombe, in Domenico Gnoli, I poeti della scuola romana, Bari, Laterza, 1913, pp. 195-207.
Le Riflessioni, L’Addio a Roma, Un’Anima Grande o Gioia e Malinconia, Gli Ingenui in Viaggio, Principio di un’autobiografia di Ester Gnoli, inChiara Licameli, L’Archivio Gnoli: uno sguardo inedito sulla cultura letteraria della Roma risorgimentale (1815-1870), Roma, Sapienza Università Editrice, 2020, pp. 226-254.
L’incontro di Beatrice e Laura, L’Ottobrata, in Scrittrici italiane tra Otto e Novecento. Un’antologia: diari, memorie, lettere, viaggi, teatro, poesia, narrativa, saggistica, biografie, giornalismo, a cura di Silvia Tatti e Chiara Licameli, Brescia, Morcelliana, 2023, pp. 266-273, 364-367.

Autrice Gnoli Gualandi Teresa
Secolo XIX
Genere letterario Poesia, Teatro
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